Il Consiglio dell’Unione europea ha adottato a maggioranza la legge sul ripristino della natura.
A una settimana dalle elezioni, in attesa della prima seduta parlamentare della legislatura e della designazione dei nuovi vertici politici, il Consiglio dell’Unione europea (è l’organismo che rappresenta i governi) ha adottato a maggioranza la legge sul ripristino della natura che stava studiando da un anno; è stato decisivo il voto dell’Austria, che s’è espressa a favore (ma il suo governo s’è spaccato, e non s’esclude un ricorso): perché passi, un provvedimento ha bisogno dell’accordo di almeno 15 Paesi che rappresentino almeno il 65% della popolazione. Contraria l’Italia, come Ungheria, Olanda, Polonia, Finlandia e Svezia; il Belgio s’è astenuto.
La legge prevede una serie di misure per ripristinare entro il 2030 il 20% degli habitat degradati; nei successi vent’anni bisogna intervenire su tutti gli altri dando priorità ai siti della rete Natura 2000; insieme alla piantumazione di almeno tre miliardi di alberi, tra gli obiettivi è annoverato anche l’aumento del numero di uccelli in Europa.
La legge è direttamente applicabile in tutti i Paesi membri dell’Unione europea; è la prima volta che un provvedimento comunitario intende non solo preservare l’ambiente, ma ripristinarlo.
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