Il Consiglio di giustizia amministrativa ha accolto il ricorso delle associazioni ambientaliste e, in attesa della risposta dell’assessorato, sospeso il calendario venatorio della Sicilia.
L’assessorato dovrà rispondere all’istanza delle associazioni ambientaliste che nel mese d’agosto gli avevano chiesto d’annullare in autotutela quanto stabilito per la stagione adesso in svolgimento: glielo ha imposto il Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia (ordinanza 365/2023, estensore Maurizio Antonio Pasquale Francola, presidente Roberto Giovagnoli) sospendendo in via cautelare il calendario venatorio regionale.
Per i giudici l’assessorato ha violato il principio di precauzione: gli incendi che nel corso dell’estate hanno colpito la Sicilia (circa 700 ettari la superficie boscata colpita, circa 3.000 quella non boscata) hanno infatti determinato «un rischio significativo, facilmente intuibile, per la sopravvivenza degli animali»; è molto probabile che le «situazioni ambientali ostili abbiano almeno in parte pregiudicato la ricolonizzazione e il ripopolamento faunistico in tutta l’isola».
L’assessorato avrebbe dunque dovuto ordinare un’istruttoria per acquisire dati aggiornati sullo stato effettivo della fauna selvatica superstite. Dunque non è sufficiente lo stop alla caccia nelle sole zone percorse dal fuoco; non sospenderla potrebbe infatti provocare un danno significativo, nel lungo periodo «lesivo anche degli interessi dei cacciatori».
Peraltro anche gli stessi cacciatori s’erano rivolti al Consiglio di giustizia amministrativa: difesi dall’avvocato Alfio Barbagallo, Liberi cacciatori siciliani, Associazione nazionale cacciatori e Italcaccia contestavano l’ordinanza del Tar che a settembre aveva in parte accolto le richieste di Wwf, Legambiente, Lipu, Enpa, Lndc e Lac. Ma il ricorso degli ambientalisti, che chiedevano la sospensione della stagione, ha avuto la priorità.
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