Siamo partiti da Oltremanica e, rimanendo in Gran Bretagna, merita sottolineare come, a fianco di queste immissioni, le popolazioni riproduttive di fagiano, stimate tra 1,8 e 1,9 milioni di femmine, siano in aumento, probabilmente come riflesso degli importanti interventi di miglioramento ambientale intrapresi in questo Paese. Parlando delle pernici rosse, specie peraltro importata in Gran Bretagna, è significativo rilevare come esse siano preferite alle starne, specie invece autoctona nel Regno Unito: di conseguenza le immissioni di pernici rosse risultano essere ben più numerose rispetto ai rilasci di starne. Operazioni come il censimento delle popolazioni, il miglioramento degli habitat, il foraggiamento, il contenimento dei predatori e il trattamento delle malattie, in Gran Bretagna sono realizzati dai guardacaccia dipendenti dei proprietari dei terreni.
Nord Europa: prelievo sostenibile
Le immissioni a fini venatori non sono certo monopolio inglese: esse, infatti, sono molto diffuse anche nel resto dell’Europa. A tale proposito però i Paesi nord-europei, come Islanda, Finlandia, Svezia, Norvegia e Danimarca, rappresentano una parziale eccezione, risultandovi le immissioni di piccola selvaggina abbastanza contenute. I lanci di fagiani e di starne sono popolari solo in alcune aree della Svezia meridionale e della Finlandia. In Danimarca tuttavia, queste due specie rappresentano la sola piccola selvaggina cacciata.
La gestione faunistico-venatoria in questi Paesi nordeuropei si concentra sul monitoraggio delle popolazioni e sul prelievo sostenibile. Così, sia in Svezia sia in Finlandia, le quote di prelievo delle singole specie sono fissate sulla base di censimenti condotti da cacciatori volontari, sotto la supervisione delle agenzie statali preposte.
Infine, anche in questi Paesi viene praticato il foraggiamento dei fagiani e delle starne, mentre il controllo dei predatori è invece attuato in misura irrilevante.
Spagna e Portogallo: ampio ricorso alle immissioni
Nell’Europa meridionale, in Spagna e Portogallo, si fa ampio ricorso all’immissione di pernici rosse e fagiani, e sono molto cacciate anche le quaglie, che insieme alle pernici rosse costituiscono gran parte dei carnieri. In Spagna le riserve private di caccia coprono circa il 70% del territorio e i carnieri, sebbene stabiliti nei piani di gestione quinquennali, non sono elaborati sulla base di censimenti, bensì su approssimative valutazioni dei guardiacaccia. Gli animali abbattuti ogni anno nelle riserve private devono essere dichiarati per consentire la compilazione di statistiche pubbliche, ma sembra che siano poco attendibili. In Portogallo prevale invece una gestione di tipo sociale. La maggior parte dell’attività venatoria si svolge in aree di caccia di carattere associativo, nelle quali sono previsti degli specifici piani di prelievo annuali. In ogni caso, sia in Spagna sia in Portogallo, la gestione degli habitat e il controllo dei predatori sono pratiche comuni e molto diffuse.
Il meglio al centro
I migliori livelli di gestione della piccola selvaggina si raggiungono tutto sommato nell’Europa centrale, ossia in Francia, Germania, Austria, Belgio, Olanda e Lussemburgo. In Germania e in Austria, fagiano e pernice rossa sono le più importanti specie di uccelli cacciabili, anche se non esiste un monitoraggio sistematico di queste popolazioni, fatta eccezione per le starne in Germania. Non sono previsti in generale limiti di carniere, sebbene vi possano essere limitazioni al prelievo di fagiani e starne nei singoli stati federali. In Francia, in collaborazione con proprietari terrieri, gestori e utenti, la Federazione dei cacciatori, unica associazione venatoria presente, sviluppa piani dipartimentali di gestione della piccola selvaggina. E benché non vi sia alcun obbligo di gestione dei carnieri di fagiano, pernice rossa e quaglia, si manifesta da parte dei cacciatori una crescente disponibilità all’attuazione volontaria di piani di prelievo di carattere conservativo per quanto concerne le starne. In Belgio la gestione faunistico-venatoria viene attuata dai cacciatori, organizzati in unità territoriali di almeno 1.000 ettari, nel rispetto di piani quinquennali. Un’agenzia statale provvede a compilare le statistiche annuali relative ai carnieri e alla stima della consistenza delle popolazioni. In Olanda le unità di gestione, di almeno 5.000 ettari, sono formate da cacciatori, agricoltori e proprietari terrieri. Le immissioni di fagiani, starne e pernici rosse, così come il miglioramento ambientale, il foraggiamento, la fornitura di acqua e il controllo dei predatori, sono comuni in tutti questi Paesi, in particolare in Francia.
Nell’est d’Europa i diritti di caccia sono dello Stato
Nell’Europa orientale, in Paesi come Estonia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Lettonia e Bulgaria, i diritti di caccia appartengono allo Stato, indipendentemente dalla proprietà della terra. In Estonia il territorio è diviso in distretti di caccia, che sono gestiti dalle organizzazioni dei cacciatori. In Ungheria i piani di gestione della selvaggina hanno durata decennale e sono coordinati dal ministero dell’Agricoltura. In Polonia il governo locale stabilisce i limiti dei carnieri annuali in collaborazione con l’associazione dei cacciatori. Nella Repubblica Ceca i diritti di caccia sono amministrati dal ministero dell’Agricoltura tramite “zone di caccia” di almeno 500 ettari, dotate di piani di gestione della piccola selvaggina, comprensivi delle dimensioni del parco riproduttori, dei limiti di carniere e dei risultati dei censimenti eseguiti ogni anno. In Lettonia, lo Stato concede il diritto di caccia a collettivi di cacciatori. In Bulgaria l’area su cui è consentita l’attività venatoria è suddivisa in “regioni economiche di caccia”, ciascuna delle quali è soggetta a un piano di gestione rilasciato dal ministero dell’Agricoltura, e tutti i cacciatori sono organizzati in “compagnie di caccia”, composte da almeno 20 membri. Il controllo dei predatori nella Repubblica Ceca e in Bulgaria è realizzato da guardiacaccia, ai quali spetta anche il compito di controllare il rispetto dei piani di gestione. In Repubblica Ceca, infine, il rilascio di fagiani e pernici rosse è sottoposto a preventiva approvazione da parte dell’ente statale competente.
La gestione del territorio in primo piano
Il miglioramento degli habitat per la piccola selvaggina è una pratica diffusa in tutta Europa: in particolare lo sono la fornitura supplementare di cibo e acqua. Anche il contenimento dei predatori è ugualmente diffuso in tutto il continente europeo e le popolazioni di piccola selvaggina danno a vedere di giovarsi di tali interventi. L’allevamento e il ripopolamento, sebbene siano finalizzati all’aumento dei carnieri, nel caso in cui siano accompagnati da specifiche azioni di miglioramento ambientale, si sono dimostrati capaci di incrementare anche le popolazioni riproduttive. Le colture per la piccola selvaggina sono ampiamente praticate per fornire copertura e cibo durante le stagioni critiche dell’anno: inverno e primavera. Per esempio, in Francia, la gestione delle starne viene affrontata tramite l’impianto di strisce di mais e colza realizzate in modo tale da formare una sorta di mosaico. Mentre in Inghilterra, colza, quinoa e altri cereali vengono piantati come coperture invernali ed estive per fagiani e pernici rosse. In Gran Bretagna questo tipo di colture è stato inserito all’interno delle misure agro-ambientali previste dalla Politica agricola comunitaria (Pac): in particolare il non trattamento con diserbanti dei bordi dei cereali. È stato un grande successo inglese l’avere ottenuto che queste strisce prive di pesticidi, ricche di insetti e ideali per l’alimentazione dei pulcini di fagiano e di starna, siano entrate a far parte delle misure agro-ambientali previste dall’Unione europea. Alle quali si è andata ad aggiungere anche la possibilità di realizzare le cosiddette banchine erbose per gli insetti, ossia delle strisce erbose poste in aree coltivate intensamente a cereali per fornire habitat idonei per la nidificazione e l’alimentazione dei pulcini. Nella Spagna centrale, anche il semplice ritardo nella raccolta dei cereali e nel taglio dei prati allo scopo di proteggere i nidi dalla distruzione si è dimostrato della massima importanza per le pernici rosse. In Inghilterra i proprietari terrieri coinvolti nella caccia hanno dimostrato di piantare nuove siepi in misura assai maggiore rispetto a quelli che non gestiscono la piccola selvaggina. Dal momento che le siepi campestri sono universalmente ritenute importanti sia per la piccola selvaggina sia, più in generale, per la fauna selvatica, la gestione faunistico-venatoria ha in tal modo dimostrato di poter svolgere un positivo ruolo ecologico. A partire dalla fine degli anni Ottanta, il regime europeo di messa a riposo delle colture cerealicole, il cosiddetto set-aside, cioè le porzioni di terreno che vengono lasciate a maggese per recuperare la fertilità del suolo dopo un periodo di coltivazione, ha introdotto ottime opportunità per la gestione della piccola selvaggina.
Parassiti e predatori
È stato dimostrato scientificamente che fagiani, starne e pernici rosse immesse tendono a essere soggette a infestazioni parassitarie in misura assai maggiore rispetto ai soggetti selvatici. Nel Regno Unito i farmaci antiparassitari sono usati per trattare i soggetti allevati in cattività prima del loro rilascio in natura, ma vengono aggiunti anche nelle mangiatoie presenti nei siti di rilascio. Rimanendo in questo Paese, la gestione della grouse nelle zone montuose include anche la fornitura di granuli medicati per trattare le infestazioni parassitarie che affliggono questa specie. Nelle zone rurali della Spagna il controllo della gazza è usato come strumento di gestione. In Inghilterra i corvidi, i mustelidi e le volpi vengono comunemente abbattuti. Tuttavia, ai giorni nostri è significativo che in molti Paesi europei la gestione dei predatori venga integrata con il miglioramento dell’habitat, rimuovendo, ad esempio, tane e posatoi, migliorando le coperture naturali, aumentando le dimensioni e la disponibilità degli ambienti di rifugio. In altri termini, il moderno controllo dei predatori si attua tramite due tipi di misure tra loro sinergiche: accorgimenti di carattere ecologico, non letali, applicati come prima fase di difesa, e interventi letali, attuati “chirurgicamente” in modo selettivo, come elemento finale di rifinitura.