La caccia di selezione ovunque, la caccia collettiva solo nelle aree idonee, ossia quelle in cui si vogliono mantenere le popolazioni “in soddisfacente stato di conservazione”. La giunta Fontana ha approvato all’unanimità il disciplinare per la gestione del cinghiale in Lombardia ponendo questi vincoli sui quali si innestano già le polemiche delle associazioni venatorie. Al prelievo venatorio si affiancano ovviamente le attività di controllo. L’amministrazione spinge per concentrare il prelievo “soprattutto sulle classi giovanili (0-1 anno)”, così che si raggiungano, o si mantengano, “strutture di popolazione naturali”. Le cacce collettive devono svolgersi nel periodo autunno-invernale (“ottobre-dicembre oppure novembre-gennaio”). Più tempo per la caccia di selezione, “che può avere, indicativamente, una durata fino a 12 mesi in relazione alle criticità locali emerse durante la programmazione delle attività”. Possono utilizzare l’arma rigata soltanto i cacciatori di selezione, coloro che abbiano conseguito l’abilitazione alla caccia collettiva superando anche la prova di tiro con la carabina, chi sia stato “preventivamente autorizzato dal caposquadra e […] posizionato in postazioni fisse sopraelevate”. Ciascun cacciatore può iscriversi a una sola squadra. Le squadre che esercitano la braccata devono essere composte da un minimo di 20 a un massimo di 100 cacciatori; per poter dare il via alla caccia è necessario che siano presenti almeno in 10. Fissato a 3 il limite massimo di cacciatori ospiti presenti a ogni uscita. Per le squadre che praticano la battuta, il legislatore ha fissato a 40 il limite massimo di cacciatori iscrivibili.
Lombardia: caccia al cinghiale, sempre più selezione
La giunta Fontana ha approvato il disciplinare per la gestione del cinghiale: la caccia collettiva può essere esercitata soltanto in alcune zone, la selezione dappertutto