Un recente studio francese sulla riproduzione del capriolo ha scoperto che le femmine vecchie tendono attivamente a evitare di accoppiarsi con maschi vecchi
Se si parla di riproduzione del capriolo, non si può perdere di vista il ciclo vitale di un ungulato. Può essere descritto all’incirca come una parabola. Dopo un periodo iniziale giovanile difficile, esposto ai pericoli, nella prima parte della vita il tasso riproduttivo e il tasso di sopravvivenza aumentano, poi raggiungono un plateau, cioè si stabilizzano su livelli elevati durante la vita adulta propriamente detta, e poi tendono a diminuire progressivamente in risposta all’invecchiamento.
Anche per gli ungulati esistono quindi almeno tre diverse fasi della vita: periodo infantile e giovanile, fase adulta e senescenza o vecchiaia. Ovviamente i comportamenti, le strategie, la fisiologia e l’investimento nella riproduzione cambiano a seconda della fase del ciclo vitale. L’età adulta vera e propria è l’età della pienezza, del massimo delle condizioni fisiche e del successo riproduttivo. Negli ultimi decenni gli studiosi di ungulati hanno sempre più indagato sulle tattiche riproduttive, e sulla riproduzione del capriolo in particolare. Inizialmente l’interesse si focalizzava sui fattori ambientali che influenzavano maggiormente la scelta di una tattica o l’altra.
Riproduzione degli ungulati: le tattiche dei maschi
Ci si chiedeva per esempio perché durante il periodo degli amori in quasi tutta Europa il cervo maschio adulto adotti la tattica della difesa dell’harem e in Spagna meridionale invece si osservi (anche) la difesa di un territorio. Oppure ci si domandava che cosa spinga il maschio di daino in amore ad adottare il comportamento territoriale tradizionale o quello di arena, in cui si aggrega con altri per una specie di esibizione collettiva di fronte a parecchie femmine. E gli studiosi hanno scoperto come questa flessibilità comportamentale e queste scelte di strategia riproduttiva siano spesso legate alla scarsità o abbondanza e distribuzione delle risorse alimentari o alla diversa densità di popolazione.
I ricercatori erano anche interessati a conoscere se le tattiche riproduttive dei maschi cambiassero a seconda dell’età. Ed effettivamente all’inizio del ciclo vitale l’accesso alle femmine è molto improbabile. Se si guarda al daino, i subadulti più intraprendenti e coraggiosi si appostano alla periferia dei quartieri riproduttivi. Poi tentano di inseguire e montare le femmine che se ne allontanano. Il loro successo è bassissimo ma intanto in qualche modo cominciano a costruirsi un po’ di esperienza.
Diventati adulti giovani, i daini inizialmente spesso continuano ad adottare una tattica da maschio satellite. Per farlo, frequentano i margini dei territori o delle arene e cercano di intercettare le femmine in movimento. Solo negli anni successivi, quando raggiungono il massimo della forma, tentano una tattica più attiva. Si scontrano dunque con altri maschi per conquistare l’accesso agli accoppiamenti con più femmine. I combattimenti, la difesa dei territori o delle femmine e l’attività riproduttiva hanno un costo non indifferente sulla vita degli adulti maturi che dopo tre o quattro anni tendono già a entrare nella fase di senescenza.
Riproduzione del capriolo: le tattiche delle femmine
Più recentemente i ricercatori hanno cominciato a studiare le tattiche riproduttive femminili e a verificare se queste varino nel corso del ciclo vitale. Lo sospettava già Charles Darwin 150 fa. Nonostante che i maschi si diano un gran da fare per ostentare la propria forza, sono spesso le femmine a fare la scelta finale. Un uccello del paradiso maschio può fare tutte le danze possibili, un cervo maschio può bramire e scontrarsi con altri contendenti in rischiosi duelli. Ma alla fine sono le femmine che scelgono, che possono negare o favorire l’approccio di un determinato maschio. Diventa quindi molto intrigante verificare le preferenze femminili.
In questi ultimi anni un gruppo di scienziati francesi ha deciso di dedicarsi alla riproduzione del capriolo. E ha studiato le tattiche delle femmine e le loro eventuali predilezioni in fatto di partner maschili. Ottenendo risultati decisamente interessanti. Da ben 42 anni una popolazione di caprioli viene seguita all’interno della Riserva biologica integrale di Chizé, un’area sperimentale di ricerca recintata vasta 2.600 ettari nella Francia occidentale. Ogni anno gli studiosi organizzano sessioni di cattura per pesare, misurare, munire di radiocollare e fare analisi genetiche del maggior numero possibile di esemplari. La popolazione non è oggetto di caccia. Questo permette ad alcuni esemplari di raggiungere età generalmente impensabili, come 12-13 anni per i maschi e 14-17 per le femmine.
Nel corso degli anni sono stati fatti oggetto di analisi genetica ben 1.941 individui. Per gran parte di loro ciò ha permesso di ricostruire nel dettaglio le parentele. In particolare si è indagato su paternità e maternità, cioè sulla possibilità di conoscere chi sia il padre e chi la madre, di molti caprioli. I ricercatori hanno poi estratto da questa grande banca dati genetica gli eventi riproduttivi per i quali si conoscevano con maggiore sicurezza i rapporti di parentela e l’età degli animali coinvolti. Da questi 316 casi hanno verificato le preferenze reciproche tra maschi e femmine in termini di età.
I gusti diversi delle femmine adulte e vecchie: uno studio inedito sulla riproduzione del capriolo
Innanzitutto lo studio ha permesso di appurare che i maschi riproduttori avevano un’età tra i 2 e gli 11 anni con un’età media intorno ai 5 anni. Le femmine che concepivano avevano invece da 1 a 12 anni con un’età media intorno ai 4 anni. Le adulte, cioè di 2-6 anni, hanno l’87% di probabilità di accoppiarsi con un maschio della stessa classe e solo il 13% di farlo con un maschio vecchio. Le femmine vecchie, cioè di almeno 7-8 anni, hanno invece il 96% di probabilità di accoppiarsi con un maschio adulto e quindi appena il 4% di riprodursi con un maschio vecchio. Dunque le femmine di capriolo, entrando nell’ultima fase della vita, tendono chiaramente a preferire i maschi adulti.
La popolazione di femmine vecchie conta 45 esemplari. Si è assunto che gli accoppiamenti fossero del tutto casuali. Così, in base alla struttura demografica complessiva, i ricercatori si sarebbero aspettati almeno 11-12 eventi di riproduzione tra femmine vecchie e maschi vecchi. Le analisi genetiche hanno invece potuto documentare solo tre casi. Le femmine anziane di capriolo studiate a Chizé si sono quindi dimostrate molto selettive. Tendono cioè a evitare l’accoppiamento con maschi della propria classe d’età e a cercare esemplari adulti nel pieno delle condizioni fisiche.
Ma siamo proprio sicuri che i risultati di questa ricerca si possano interpretare più come una scelta femminile che come una scelta maschile? Il corteggiamento estivo del capriolo è uno dei più elaborati tra i cervidi europei, con un lungo, estenuante inseguimento del maschio che a poco a poco riesce almeno apparentemente a vincere le resistenze della femmina e ad avvicinarsi. Ma l’inseguimento non finisce qua. Si trasforma infatti nelle famose giostre, cioè i ripetuti giri circolari o ad anello nei prati. Durano fin quando la femmina in estro (solo lei) permette l’avvicinamento e la monta. Talvolta i primi inseguimenti del maschio non sembrano risvegliare grande interesse nella femmina e il maschio di conseguenza reagisce iniziando a desistere. A questo punto, la femmina in estro, smettendo di fare la finta indifferente, lo invita apertamente a continuare.
Riproduzione del capriolo: è la femmina che sceglie
In tutto il corteggiamento la femmina gioca quindi una parte attiva nel permettere o meno a un certo maschio di avvicinarsi. Ma più in generale la femmina di capriolo, forse unico caso tra tutti i cervidi del mondo, può andare in estro una sola volta all’anno e per sole 24-36 ore. Diventa imperativo per lei assumere un ruolo determinante per non perdere la possibilità di riprodursi e per farlo con il partner più adatto. Nella riserva di Chizé i maschi di capriolo difendono anno dopo anno territori tradizionali del diametro medio di 950 metri. Dai dati forniti dai radiocollari si sa che le femmine, in quelle delicate poche ore di ricettività riproduttiva, fanno spesso escursioni lunghe in media 2,2 chilometri in linea d’aria. Ciò significa che pur di trovare il partner giusto finiscono per attraversare diversi territori.
I maschi invece hanno territori difesi che si sovrappongono a quelli di qualche femmina e non si possono allontanare da quei confini per non rischiare di perdere il tutto a opera di un competitore. È quindi impossibile che operino scelte mirate. Lo studio francese ha quindi potuto dimostrare che le femmine, una volta iniziata l’ultima fase della loro vita e date le prospettive tutt’altro che consolanti di sopravvivenza futura, si fanno più esigenti e tendono a investire maggiormente nella riproduzione, diventando più schizzinose e puntando come partner ai maschi adulti di elevata qualità. Durante i diversi tentativi di corteggiamento operati da vari maschi, sollecitano l’approccio degli esemplari più forti e più sani e tendono a rifiutare quello dei più vecchi. Forse, come è dimostrato nel cervo, le femmine anziane di capriolo aumentano anche le cure della prole, allattando più a lungo i piccoli. Ancora però non lo sappiamo.
Perché le femmine vecchie di capriolo evitano i maschi vecchi?
Ma come fanno le femmine in estro a riconoscere i maschi adulti da quelli vecchi? È un vero mistero legato alla riproduzione del capriolo. Perché in realtà, a differenza di quanto si legge nei manuali, all’interno della classe degli anziani molti non hanno affatto il palco in visibile regresso o delle condizioni fisiche in declino. Perché le femmine di capriolo dovrebbero evitare l’accoppiamento con maschi vecchi? In fondo i caprioli maschi in senescenza rappresentano quella piccola valorosa frazione di individui che è riuscita a superare la selezione operata dalla natura, grazie non tanto alla fortuna ma alla buona costituzione genetica.
Nello stesso tempo i maschi che hanno raggiunto la vecchiaia nel corso della loro vita hanno accumulato quasi certamente parecchie mutazioni genetiche deleterie e rappresentano quindi agli occhi delle femmine dei riproduttori poco affidabili, capaci di produrre quantità di spermatozoi minori rispetto agli adulti e probabilmente di qualità inferiore. Se quindi le femmine devono lottare per riuscire a riprodursi in età avanzata, se devono correre rischi addirittura spostandosi dal proprio spazio vitale per cercare un partner, che almeno questo valga la pena. Sia cioè robusto e fertile.