Il rapporto tra cinghiali prelevati e cinghiali scovati è indice dell’efficienza di una squadra. La Bandina di Monteriggioni (Siena) rappresenta un buon modello in questo senso.
«In una squadra, l’efficienza è una caratteristica fondamentale», esordisce Marco Manenti, fondatore di una squadra, la Bandina di Monteriggioni, che fa della buona gestione del territorio il proprio fiore all’occhiello. Secondo Manenti, l’efficienza di una squadra è rappresentata in primo luogo dal rapporto tra i cinghiali che riesce a prelevare rispetto a quelli scovati. Un’ottima percentuale di prelievo durante lo svolgimento della stagione venatoria può infatti evitare, o quantomeno ridurre in misura rilevante, la necessità di ricorrere a eventuali interventi di contenimento della specie in periodo di caccia chiusa. Una squadra efficiente dovrebbe infatti gestire bene il proprio territorio per limitare al massimo i danni che i cinghiali possono arrecare alle colture agricole. Per fare ciò, è indispensabile che possegga un’eccellente organizzazione e disponga di sufficienti risorse umane ed economiche.
Efficienza venatoria
Questa squadra ha affrontato questi problemi in modo molto determinato e i risultati raggiunti possono rappresentare un valido esempio per coloro che vogliono davvero tutelare la caccia al cinghiale. Nel perseguire una maggiore efficienza venatoria uno degli aspetti al quale va dedicata grande attenzione è la parata. Nell’applicazione pratica di questo accorgimento venatorio incide molto la disposizione dei cacciatori e l’impiego degli strumenti repulsivi. In taluni posti può risultare utile l’impiego di mezzi acustici (radioline, campanelle), mentre in altri è preferibile l’impiego di strumenti visivi (lampeggiatori). In altri posti ancora può risultare invece indispensabile la presenza fisica dei cacciatori o la stesura di nastri colorati. In ogni caso occorre prestare la massima attenzione nell’evitare di compiere rumore, altrimenti c’è il concreto rischio che i cinghiali, allarmati, scappino prima del tempo. Un branco di cinghiali che è dentro l’area della parata, spaventandosi, può muoversi troppo presto e scatenare di conseguenza il panico negli altri branchi. L’arrivo alle poste di tanti cinghiali tutti insieme è un evento negativo, in quanto comporta il rischio di uno scarso prelievo. L’ideale invece, per ottimizzare il prelievo, è indurre i cinghiali, per quanto possibile, ad arrivare alle poste alla spicciolata.
Cinghiali residenti e parati
D’altra parte, i cinghiali non si comportano sempre allo stesso modo. Nei casi in cui l’area di battuta coincide con il territorio di uno o più branchi di cinghiali, si ha a che fare con cinghiali che si possono definire, tanto per capirci, residenti. I cinghiali residenti sono i più difficili da smuovere. Diverso è il comportamento dei cinghiali che si trovano momentaneamente fuori dal proprio territorio e ai quali, tramite la parata, viene impedito il ritorno nell’area protetta. Diversamente dai residenti, questi cinghiali, che sempre per intendersi si possono definire parati, nel momento in cui avvertono la presenza dei cani e dei cacciatori tendono a muoversi rapidamente in direzione dei territori dove hanno le rimesse. Il sistema della parata va comunque modulato in relazione alla presenza numerica dei cinghiali e al carniere. Per una buona riuscita di una qualsiasi battuta di caccia è di fondamentale importanza evitare che i cinghiali, siano essi residenti o parati, arrivino alle poste tutti insieme nello stesso momento. Nel caso la squadra si trovi a cacciare dei parati è dunque più opportuno sciogliere pochi cani: occorre evitare che si scateni il panico. Dovendo cacciare i residenti, è invece necessario sciogliere un numero assai maggiore di cani. I parati sono cinghiali che tendono a ritornare spontaneamente verso le proprie rimesse, quindi non c’è bisogno di una eccessiva pressione. I parati tendono inoltre a essere meno aggressivi nei confronti dei cani. I cinghiali residenti sono invece assai restii ad abbandonare il proprio territorio: il verro cerca di difendere strenuamente il branco e le scrofe i propri piccoli. In questi frangenti possono dunque originarsi delle vere e proprie battaglie tra cani e cinghiali. Però, anche i questo caso, nel momento in cui i cinghiali residenti sono mossi, la pressione deve diminuire per favorirne un arrivo alle poste il più graduale possibile. La pressione dei cani, una volta sbrancati i cinghiali, deve essere perciò modulata.
Un’organizzazione modello
Secondo Manenti, anche l’organizzazione della squadra deve essere efficiente e per ottimizzarla non bisogna avere pregiudizi nel fondersi con altre squadre. Il presidente della squadra deve essere una figura per così dire politica, deve cioè avere la capacità di rappresentare la squadra nelle sedi istituzionali. Il capocaccia deve essere invece una figura tecnica, adeguatamente supportata da collaboratori di grande responsabilità: i capiposta. Nel caso della Bandina – Santa Colomba, che è solita mettere in campo in media circa 100-120 poste, i capiposta sono all’incirca 10. Altra figura di assoluta importanza è il capocanaio. È lui che valuta per ogni battuta il numero più opportuno di cani da sciogliere: è il modulatore della pressione. Decide inoltre anche quali canai devono sciogliere per primi, in modo da evitare screzi e gelosie. Il capocanaio deve essere dunque un cacciatore carismatico, molto competente, profondo conoscitore del territorio, dei canai e dei loro cani: un vero e proprio direttore di orchestra, verrebbe da dire. Al capocaccia spetta il compito di individuare dove mettere caccia, valutando la direzione e la forza del vento e la posizione dei cinghiali, dopodiché la responsabilità del buon esito della battuta ricade principalmente sulle spalle del capocanaio, dei capiposta e di coloro che devono parare i cinghiali, cioè i cosiddetti scaccini. Che ci sia un branco si può accertare ma dove sia esattamente no, afferma Manenti. Quindi la battuta deve avere dimensioni tali da consentire di intercettare il branco. Una volta che la battuta è predisposta, vengono liberate da punti strategici le mute dei cani. Di norma, sempre nel caso della Bandina, all’inizio della battuta viene fatta sciogliere un po’ più della metà dei cani, mentre gli altri devono rimanere di scorta. A questo punto è della massima importanza l’allineamento dei canai, coordinati via radio dal capocanaio, in modo tale da costituire nei confronti dei cinghiali un vero e proprio muro. Tutti devono convergere, ma solo un canaio, espressamente indicato dal capocanaio, ha il compito di sbrancare i cinghiali. Una volta sbrancati i cinghiali, l’azione degli altri canai deve concorrere a spingere i cinghiali alle poste. Ma tale pressione deve essere abilmente modulata dal capocanaio per evitare che i cinghiali giungano alle poste tutti insieme.
Durante la stagione venatoria, la Bandina Santa Colomba effettua di norma una sola battuta al giorno e caccia solo il sabato e la domenica. Qualche rara cacciata condotta il mercoledì ha solo una funzione complementare. Può essere destinata per esempio allo svolgimento di qualche piccola battuta marginale, oppure può preparare una grande battuta del fine settimana. In questo caso viene detto in gergo: “si va a dargliene in settimana”. Un altro aspetto fondamentale dell’efficienza venatoria è infatti rappresentato dalla frequenza con la quale viene svolta ciascuna battuta. Ogni anno la squadra effettua circa 30 battute: ogni battuta viene effettuata di solito una sola volta (eccezionalmente due), in modo tale da non infastidire troppo i cinghiali e indurli a rimanere all’interno dell’area protetta. La percentuale media di prelievo realizzata dalla Bandina si aggira ogni anno intorno all’85% dei cinghiali valutati come presenti all’inizio della stagione venatoria. In altre parole, la squadra realizza annualmente un prelievo proporzionato al patrimonio di selvatici disponibile.
Risorse umane e ed economiche
Ai fini dell’efficienza, per Manenti, sono ovviamente decisive anche le risorse umane: non solo quelle dei cacciatori, ma anche quelle rappresentate dalle donne sulle cui spalle ricade il non lieve compito di preparare pranzi e cene: convivi ai quali partecipano mediamente dalle 300 alle 350 persone. I proventi derivanti da questi banchetti vanno a integrare un altro aspetto di fondamentale importanza ai fini dell’efficienza della squadra: le risorse economiche. Queste ultime sono rappresentate in primo luogo dal contributo che ciascun cacciatore iscritto, senza distinzione tra residenti e non, devolve ogni anno alla squadra. Ne sono esclusi solo i canai, per i quali è previsto solo il versamento di un piccolo contributo per le spese di gestione del capanno di caccia Ugualmente, anche i cacciatori ospiti sono tenuti a versare un piccolo contributo per ciascuna giornata di caccia. A tutti questi introiti viene aggiunto l’incasso derivante dalla vendita, sia pure a prezzo molto modico, del 10% della carne; il restante 90% viene invece diviso in parti uguali tra poste, canai e scaccini. Infine: l’efficienza, nella saggia convinzione di Manenti, vuol dire anche prevenzione dei danni. La Bandina – Santa Colomba ha così provveduto alla costruzione di vari impianti di prevenzione, tra i quali uno lungo circa 4 chilometri, con rete elettrosaldata, alta 1 metro e con maglie di 15 centimetri, per proteggere l’intero comprensorio agricolo presente nella pianura posta a confine con l’area boscosa assegnata alla squadra. Non solo: per dissuadere i cinghiali affamati dallo sfondare la recinzione, la squadra coltiva ogni anno i campi abbandonati presenti nel bosco. Vengono così realizzati, a esclusivo vantaggio dei cinghiali, circa 35 ettari, suddivisi in circa 15 appezzamenti di circa 2-3 ettari ciascuno, di colture di grano tenero senza resta, orzo, sorgo e soprattutto avena. Quest’ultima infatti, maturando prima degli altri cereali, si è dimostrata capace di svolgere un’ottima funzione dissuasiva. Non resta infine che accennare all’aspetto della sicurezza: sicuramente il più importante e sul quale occorre ugualmente investire molto in termini di tempo, disciplina e risorse economiche.