Arcicaccia, Enalcaccia e Libera Caccia invitano le altre associazioni venatorie a formare un unico fronte, e la Regione Piemonte a mettere in sicurezza la seconda parte della stagione di caccia.
Nessuno le aveva avvisate del pericolo rappresentato dal ricorso di animalisti e ambientalisti, e la prima sospensione hanno dovuto apprenderla da giornali e social, né come «altri hanno proposto una trattativa con gli ambientalisti rinunciando a un paio di specie, ossia pernice bianca e moretta» (al momento non si possono cacciare, come coturnice e fagiano di monte); ma nonostante tutto ciò l’Arcicaccia, l’Enalcaccia e la Libera Caccia «guardano avanti», invitano le altre associazioni venatorie «a fare fronte comune» e intendono impegnare la Regione Piemonte «ad adempiere alle disposizioni che rendano il calendario inattaccabile» così da mettere in sicurezza la seconda parte della stagione.
È trasparente il comunicato firmato dai tre presidenti regionali Remo Calcagno, Fabrizio Lenzi e David Parola, che spingono per risolvere una situazione ancora appesa alle decisioni del Tar.
La prima mossa non può che essere l’approvazione del piano faunistico-venatorio, «che sollecitiamo da molti anni e per il quale non possono più esistere scusanti di sorta, né ulteriori dilazioni nel tempo»; in parallelo Arcicaccia, Enalcaccia e Libera Caccia si attendono che «d’ora in avanti la Regione consulti con regolarità tutte le associazioni venatorie, non solo alcune, e le ascolti quando sottopongono problemi o propongono soluzioni utili a evitare che in futuro si ripetano certi errori».
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