Giovanni Filippini, commissario straordinario alla peste suina africana, ha firmato un’ordinanza in cui vieta la caccia al cinghiale nelle aree di restrizione I, e introduce le zone di controllo dell’espansione virale a ridosso delle barriere stradali e autostradali.
Salvo deroghe rilasciate sulla base dei dati di sorveglianza e della valutazione della situazione epidemiologica, neppure nella zona di restrizione I, quella più esterna, è più possibile cacciare il cinghiale: è una delle principali novità introdotte da Giovanni Filippini, commissario straordinario alla peste suina africana (a inizio agosto ha sostituito Vincenzo Caputo, che s’è dimesso), con l’ordinanza 5/2024, in vigore fino a fine marzo 2025. Qualora la caccia fosse consentita in deroga, resta ammesso il consumo domestico (il cosiddetto autoconsumo) delle carni dei cinghiali risultati negativi al test virale.
Nelle zone di restrizione II e III, quelle infette, oltre alla caccia al cinghiale e, analogamente, alle prove cinofile e all’addestramento cani, resta vietata la caccia collettiva (da tre cacciatori in su, e da tre cani in su) a tutte le specie.
Indipendentemente dalla classificazione faunistica del territorio, e dunque anche nelle aree protette, per depopolare il cinghiale dalle zone di restrizione è pertanto necessario ricorrere al controllo faunistico, effettuabile con trappole, con la girata (massimo tre cani e quindici operatori), col tiro selettivo, alla cerca con sparo anche da veicolo (da una posizione sopraelevata rispetto al piano di campagna, e mai dall’interno dell’abitacolo) e ovviamente anche di notte. Se negative al virus, le carcasse dei cinghiali abbattute nelle operazioni di controllo possono restare nella disponibilità degli operatori, fino a un massimo di otto l’anno.
Introdotta la zona di controllo dell’espansione virale
L’altra novità riguarda il rafforzamento delle barriere stradali e autostradali già esistenti, l’eventuale costruzione di altre, e la chiusura o la gestione dei punti di passaggio naturali o artificiali.
A ridosso delle barriere il commissario introduce una zona di controllo dell’espansione virale (zona Cev, acronimo con cui iniziare a prendere confidenza), di dimensioni variabili fino a 10 chilometri per lato: qui, vietata la caccia al cinghiale e consentita la caccia alle altre specie con le medesime regole delle zone di restrizione, si dovranno concentrare le operazioni di depopolamento, affidate a ditte specializzate, forze armate, agenti di polizia provinciale e operatori abilitati al controllo faunistico nonché ad altre figure appositamente individuate e autorizzate.
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