Il Tar delle Marche ha anticipato la chiusura della caccia a beccaccia (30 dicembre), cesena, tordo bottaccio e tordo sassello (9 gennaio).
Gli studi che si dice dimostrerebbero l’avvio ritardato della migrazione prenuziale mancano di dati rispetto a «periodi, territori e individui effettivamente tracciati», e in ogni caso non sono innovativi: coprono infatti gli ultimi tredici anni, e dunque erano già noti nel momento in cui la Commissione europea ha aggiornato il documento Key concepts per la migratoria; pertanto la seconda sezione del Tar delle Marche (sentenza 726/2024) ha deciso di accogliere almeno in parte il ricorso di Wwf, Lipu, Legambiente, Lav, Enpa e Lupus in Fabula, che contestavano l’articolazione del calendario venatorio regionale 2024/2025, e di anticipare la chiusura della stagione di caccia alla beccaccia (30 dicembre), alla cesena, al tordo bottaccio e al tordo sassello (9 gennaio).
Se la caccia restasse aperta fino al 30 gennaio, come da indicazioni della giunta regionale, la stagione intaccherebbe il periodo di migrazione prenuziale; il Tar ribadisce che le Regioni possono discostarsi dai key concept nazionali solo se rispettano quanto indicato dalla Guida alla disciplina della caccia, e solo se riescono a provare l’assenza effettiva di sovrapposizioni, ossia se «nella regione interessata la nidificazione termina prima o la migrazione di ritorno inizia più tardi».
Dunque il posticipo della chiusura è legittimo solo se si dimostra che esistono «regioni chiaramente distinguibili nelle quali, sulla base di chiare prove scientifiche sul periodo della migrazione prenuziale o della riproduzione, siano giustificabili date differenziate di apertura e di chiusura».
Non intaccate le altre parti del calendario venatorio
Si tratta però dell’unico argomento su cui il Tar ha accolto il ricorso delle associazioni animaliste. Non cambiano le date di chiusura della caccia alle altre specie; restano cacciabili codone, combattente, fischione, mestolone, moretta e moriglione; è legittima la preapertura, anche alla tortora (alzavola, colombaccio, germano reale e marzaiola le altre specie cacciabili in questi primi giorni di settembre), considerato che la riduzione del prelievo e la mitigazione degli impatti ambientali la rendono compatibile col piano di gestione; è ben regolamentato, come già anticipato nella recente sentenza sul calendario 2023/2024, l’impiego delle munizioni in piombo nelle zone umide.
Infine, il Tar delle Marche segnala che non si possono mettere in dubbio l’imparzialità e l’obiettività di giudizio del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, «la cui composizione è mista e ampiamente rappresentativa delle varie componenti ambientali e scientifiche del settore». Chissà se alla Federcaccia e alla Libera Caccia, che hanno affiancato la giunta regionale nella difesa del calendario e che nell’organismo sono rappresentate dai propri presidenti nazionali insieme all’Enalcaccia, basterà.
Il calendario aggiornato
- Allodola: 2 ottobre – 30 dicembre 2024
- Alzavola, colombaccio, germano reale, marzaiola: 1°, 4, 7, 8, 11 settembre; 15 settembre 2024 – 16 gennaio 2025
- Beccaccia: 2 ottobre 2024 – 30 dicembre 2025
- Beccaccino, canapiglia, codone, cornacchia grigia, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, gazza, ghiandaia, mestolone, moriglione, porciglione, volpe: 15 settembre 2024 – 30 gennaio 2025
- Cesena, tordo bottaccio, tordo sassello: 15 settembre 2024 – 9 gennaio 2025
- Cinghiale: 2 ottobre 2024 – 29 gennaio 2025
- Combattente: 15 settembre – 16 ottobre 2024
- Coniglio selvatico, fagiano, lepre, pernice rossa, starna: 15 settembre – 1° dicembre 2024
- Merlo: 15 settembre – 30 dicembre 2024
- Moretta: 16 ottobre 2024 – 30 gennaio 2025
- Quaglia: 11 settembre; 15 settembre – 31 ottobre 2024
- Tortora: 1°, 4 settembre 2024
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