Beccaccia: cambiamenti in migrazione

migrazione beccaccia

Un recente studio scientifico evidenzia quanto e come sia cambiata la migrazione della beccaccia in relazione ai climate change. Su tutto, l’anticipo della migrazione prenuziale.

Cento anni di dati dicono che la fenologia della migrazione della beccaccia è cambiata. È quanto emerge da un interessante articolo pubblicato su Hirundo, il periodico della Società ornitologica estone. La ricerca riassume i contenuti di un recente studio scientifico che evidenzia quanto e come sia cambiata la migrazione della specie in relazione ai climate change. Su tutto, l’anticipo della migrazione prenuziale.

La fase di cambiamento climatico che stiamo attraversando sta avendo un impatto significativo sulle biocenosi. Sia a livello globale nella distribuzione delle specie, sia locale con influenze sull’abbondanza delle stesse. In particolare, i fenomeni naturali ciclici, ossia quelli che si ripetono ogni anno come la ripresa della fase vegetativa delle piante o l’inizio della stagione riproduttiva degli animali, sono stati tra i primi esempi consolidati dagli studi sugli effetti del cambiamento climatico.

Le variazioni riguardanti gli aspetti fenologici di qualunque specie (animale o vegetale) possono interferire sulla potenzialità vitali degli individui oppure influenzare le fasi riproduttive. In ragione di ciò, l’ecologia delle specie selvatiche può essere negativamente influenzata dai cambiamenti climatici.

Effetti negativi causati dall’aumento della temperatura

Studiare le variazioni comportamentali e fenologiche di una specie selvatica è complesso poiché sono cambiamenti generalmente lenti e la comprensione dei loro effetti richiede una lunga serie storica di dati su cui basare le osservazioni.

Ciò nonostante, gli effetti negativi causati dall’aumento della temperatura sulla crescita e sulla riproduzione di molte specie di uccelli sono già confermati. Alcuni recenti studi scientifici provenienti dai Paesi Bassi, riguardanti la cinciarella (Cyanistes caeruleus) e la cinciallegra (Parus major), hanno messo in evidenza diversi aspetti critici. Ad esempio il fatto che, nel decennio che va dal 1997 al 2007, la prima deposizione delle uova è stata anticipata di 11-12 giorni. Inoltre, il periodo di cova dei piccoli di queste specie si è ridotto mediamente di 2-3 giorni, lasciando meno tempo per la schiusa dell’uovo e per lo sviluppo dei pulcini.

Sappiamo che la migrazione degli uccelli è significativamente correlata all’andamento della riproduzione e allo sviluppo dei nuovi nati. Ne consegue, quindi, che i cambiamenti nella fenologia della migrazione influenzano sia l’ecologia, sia la storia biologica delle specie interessate da questi cambiamenti.

Rispetto a questo quadro, è comprensibile che alcune specie di uccelli cercheranno di ritardare o anticipare il loro arrivo nelle aree di nidificazione. Ciò avviene in base all’esperienza vissuta nella precedente stagione riproduttiva. Tale fenomeno è stato osservato, ad esempio, nel chiurlo (Numenius arquata).

Un secolo di dati per la beccaccia

L’arrivo delle specie migratrici negli areali di nidificazione è influenzato anche dalla copertura nevosa che va a limitare l’alimentazione al suolo di molte specie. In Estonia, una consistente analisi dei dati meteo-climatici, raccolti dal 1951 al 2015, ha permesso di constatare come la quantità di copertura nevosa sia rimasta statisticamente stazionaria. Considerando lo stesso arco temporale però, lo scioglimento della neve si è anticipato, in media, di due settimane.

Questo studio, pubblicato recentemente sulla rivista ornitologica estone Hirundo, ha fornito un’importante panoramica sulle variazioni della migrazione prenuziale della beccaccia, analizzata su una scala temporale a lungo termine pari a cento anni. Un secolo di informazioni rappresenta senza dubbio una delle banche dati più robuste, se non la più ricca, in Europa. In particolare, lo studio ha evidenziato un significativo anticipo degli arrivi primaverili dei soggetti nidificanti in Estonia.

Le date di arrivo in Estonia

I dati analizzati hanno riguardato, in primis, la robustissima serie storica delle date di arrivo delle beccacce in Estonia durante la primavera (date dei record di primo avvistamento). Queste sono state fornite dalla Società ornitologica estone dal 1923 al 2008 e dal database PlutoF per il periodo che va dal 2009 al 2022.

Gli ornitologi Riho Marja e Jaanus Elts, inoltre, hanno analizzato anche i dati della temperatura media tra febbraio e marzo, e gli indici di oscillazione nord-atlantica (Nao) dello stesso bimestre. Questo con l’intento di identificare possibili fattori che possono avere influenzato in questi cento anni l’arrivo dei primi esemplari di beccaccia nei territori estoni.

È noto, infatti, che con indici Nao positivi l’Europa settentrionale è caratterizzata da inverni piovosi e miti con conseguenti arrivi anticipati di beccacce. Al contrario, con indici Nao negativi si assiste a inverni più rigidi e prolungati in Nord Europa e ad arrivi ritardati di beccacce in Estonia.

Una volta analizzati questi dati meteo-climatici, ci si è poi posti l’obiettivo di indagare sulle eventuali variazioni del periodo di arrivo delle beccacce sul suolo estone e l’eventuale correlazione tra le date di arrivo e l’andamento meteo-climatico. I modelli di analisi applicati dai ricercatori hanno messo in evidenza come nei cento anni di studio l’arrivo delle beccacce sia stato anticipato in ben due fasi storiche. Una prima volta all’inizio degli anni Sessanta e una seconda volta, con dati ancora più significativi, a partire dai primi anni Duemila.

Migrazione prenuziale anticipata

I risultati del lavoro mostrano come il periodo di arrivo della beccaccia in Estonia vari di anno in anno in funzione della temperatura media nel mese di marzo. Anche per tutte le variabili climatiche è stata osservata una correlazione significativa, ossia gli eventi atmosferici influenzano direttamente le tempistiche di arrivo.

In Estonia, negli ultimi cento anni, i primi arrivi di beccacce sono stati anticipati di circa un mese. La ragione principale è legata soprattutto alle condizioni climatiche locali, dato che le temperature medie, nel periodo febbraio-marzo, sono aumentate sensibilmente. I dati metereologici mostrano che l’inverno estone tende a essere sempre più breve e che, di conseguenza, la primavera arriva in anticipo.

Ragionando su scala continentale, gli indici Nao sembrano non incidere direttamente sull’arrivo delle beccacce nel territorio estone. Questo dato è però in controtendenza con i risultati di uno studio precedente (condotto su un arco temporale più breve) che, viceversa, mostra una possibile correlazione. Tuttavia, l’arrivo più precoce delle beccacce in Estonia è stato influenzato dalla temperatura media di marzo: più caldo è il mese, più si anticipa l’arrivo della beccaccia.

In passato studi sulla migrazione autunnale della beccaccia hanno evidenziato che la specie è estremamente plastica per quanto riguarda i tempi di migrazione. In particolare è stato rilevato che le beccacce arrivavano più tardi nelle zone di svernamento del Mediterraneo quando l’autunno era più caldo. Pertanto, anche l’arrivo nelle aree di svernamento ha mostrato influenze direttamente correlate alla temperatura.

Un mese prima

In sostanza, i cambiamenti climatici in Estonia (e su tutta l’area baltica e scandinava) hanno portato a inverni più brevi e a temperature più elevate nei mesi primaverili. Questo dà alle beccacce l’opportunità di iniziare prima la migrazione e, presumibilmente, di iniziare prima la nidificazione, almeno per alcuni individui (i cosiddetti pionieri).

Nel 2020 sono stati segnalati alcuni eventi riproduttivi molto precoci sull’isola di Saaremaa, culminati con il ritrovamento di un nido con le uova già il 19 marzo. Due settimane dopo (5 aprile), è stata trovata una nidiata di beccacce a Laheva, nel distretto di Läänemaa. Entrambe le testimonianze sono clamorosamente precoci, con un anticipo di circa un mese rispetto alla media delle nidificazioni.

Questa precocità nell’attività di cova potrebbe essere spiegata dall’inverno molto mite della stagione 2019/2020. Una riproduzione precoce è messa in relazione a un arrivo altrettanto precoce dei primi individui di beccaccia. Nello specifico, in anticipo di circa un mese (prima decade di marzo). Ragion per cui alcuni individui hanno iniziato a riprodursi prima. Quanto rilevato potrebbe essere vero non solo per la beccaccia, ma anche per altri uccelli migratori dell’Europa centrale. Sono però necessari studi specifici per averne la certezza

Clima, migrazione e successo riproduttivo

C’è inoltre da aggiungere che la specie ha iniziato a svernare regolarmente in alcune aree del territorio estone. In merito alle popolazioni svernanti, uno studio spagnolo del 2015, condotto da Guzmàn e Arroyo, ha indicato che le dimensioni della popolazione svernante di beccaccia dipendono in modo significativo dalle temperature estive e dall’umidità dell’area di riproduzione. L’umidità, infatti, ha un effetto positivo sul successo riproduttivo, mentre le temperature medie di luglio hanno mostrato un effetto negativo. Gli autori spiegano questo fenomeno con la disponibilità di cibo che influenza la sopravvivenza dei pulcini. Sui terreni più morbidi, dove l’umidità è maggiore, per le beccacce è chiaramente più facile alimentarsi.

Tutti questi dati evidenziano pertanto che i cambiamenti climatici non solo hanno un impatto sulla fenologia migratoria della beccaccia, ma possono anche influire sul suo successo riproduttivo. Proprio a conferma di quest’ultimo elemento, da alcune ricerche fatte in Russia è stato possibile verificare che i pulcini delle beccacce che nidificano prima hanno il vantaggio di avere più tempo per accumulare energia prima della migrazione autunnale, energia preziosa per raggiungere con successo le zone di svernamento.

Un approccio diverso al prelievo della beccaccia

Già nel 2021, con l’aggiornamento dei Key concepts (Kc), è stata evidenziata su ampia scala geografica la tendenza di molti migratori ad anticipare i movimenti della migrazione prenuziale e conseguentemente i tempi della nidificazione. Tale fenomeno e le modifiche in atto sulla distribuzione delle specie causate dal cambiamento climatico, oltremodo palese e repentino nell’ultimo decennio, rendono necessario continuare a svolgere revisioni e aggiornamenti a intervalli regolari degli studi sulla migrazione per incrementare le conoscenze sulle tempistiche.

Le ricerche e gli aggiornamenti futuri potranno offrire, inoltre, l’opportunità di affrontare l’annosa questione delle discrepanze temporali dei Kc tra gli Stati membri dell’Unione europea. È noto che queste incongruenze siano dovute alle attuali lacune nella conoscenza delle specie migratrici e alla non sempre ineccepibile qualità dei dati raccolti e forniti da alcuni Paesi.

L’articolo pubblicato su Hirundo conferma la validità dei dati di migrazione prenuziale restituiti dai Kc aggiornati nel 2021 e dalla recente pubblicazione Eurasian african bird migration atlas (consultabile gratuitamente on line al sito migrationatlas.org), e sottolinea una volta di più che le migrazioni sono fenomeni dinamici nel tempo e che, per molte specie, il trend generale dell’ultimo decennio è quello di un inequivocabile anticipo sia del ritorno ai luoghi di nidificazione, sia della deposizione delle uova.

Arrivo anticipato e frequenti covate precoci

Nel caso della beccaccia, l’arrivo anticipato nelle aree di nidificazione e i casi sempre più frequenti di covate precoci rispetto al passato sono inequivocabili segnali che rimarcano come questa specie (al pari di altri migratori) stia cercando di adattarsi agli inesorabili cambiamenti climatici e alle repentine variazioni ambientali nelle aree di nidificazione.

In ottemperanza a quanto disposto dalla direttiva 2009/147/Ce (direttiva Uccelli), in particolare dal comma 4 dell’articolo 7 che impone il divieto di caccia “durante il periodo della riproduzione e durante il ritorno al luogo di nidificazione”, è un dovere degli Stati membri dell’Unione europea regolamentare tempi di caccia rispettosi di tali disposizioni.

Serve un approccio diverso

In conclusione, ciò che emerge da un database unico nella sua robustezza come quello citato in questo articolo è che, al di là dei precetti normativi comunitari, è necessario un approccio diverso da quello riscontrato fino a oggi da parte della comunità dei cacciatori e degli stati membri dell’Ue nella programmazione temporale del prelievo verso la beccaccia (e verso tutte le specie migratrici). Un approccio soprattutto rispettoso dei numeri; in questo caso, di dati inequivocabili raccolti su un’amplissima scala temporale (cento anni).

Dati che non possono essere messi sullo stesso piano analitico delle ancora esigue informazioni sulle dinamiche migratorie ottenute con frammentari e limitati studi di telemetria satellitare. Ma soprattutto dati che impongono una revisione restrittiva dei Kc da parte di alcuni Stati, ancora ostinatamente e anacronisticamente irremovibili nel considerare le migrazioni come un fenomeno immutabile nel tempo, a dispetto sia della storia evolutiva delle specie migratrici, sia di quanto sta accadendo nel nostro pianeta negli ultimi decenni.

Gli autori di questo articolo

  • Giovanni Giuliani, presidente Club della Beccaccia
  • Valerio Nicolucci, commissione scientifica Club della Beccaccia

Il presidente del Club della Beccaccia Giovanni Giuliani è zoologo, tecnico faunistico e appassionato cacciatore cinofilo.

Valerio Nicolucci, ecologo, tecnico faunistico e cacciatore, è membro del consiglio direttivo e della commissione scientifica dello stesso club.

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