Ordinanza per il contenimento della peste suina africana in Toscana

Giani firma ordinanza per il contenimento della peste suina africana in Toscana: cinghiale nel bosco
© Martin Prochazkacz / shutterstock

L’ordinanza 3/2024 definisce le procedure per tentare di circoscrivere la diffusione della peste suina africana in Toscana.

Niente caccia al cinghiale o cacciate con più di tre cani e due compagni nelle zone di restrizione 2 e 3 e nell’area infetta, niente caccia in braccata e in girata (ok però per aspetto e cerca) nella zona di restrizione 1, in tutte niente prove cinofile su cinghiale, controllo potenziato – anche nelle aree protette, anche in girata fino a un massimo di trenta operatori – nel resto del territorio: si incardina su questi punti l’ordinanza 3/2024 con cui Eugenio Giani, presidente della giunta regionale, definisce le procedure per tentare di circoscrivere la diffusione della peste suina africana in Toscana. Al momento i comuni colpiti dal virus (sette i casi di positività accertati) si trovano tutti in provincia di Massa Carrara, in prossimità del confine con Liguria ed Emilia Romagna.

Le misure per le zone di restrizione e l’area infetta

In tutte le zone di restrizione resta però consentito il consumo privato della carne di cinghiale, il cosiddetto autoconsumo, nelle modalità stabilite dall’allegato e dall’ordinanza del commissario straordinario (è stata l’ultima firmata da Vincenzo Caputo prima delle dimissioni; nelle scorse ore è arrivata la prima del neocommissario Giovanni Filippini, destinata soltanto a Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna); il foraggiamento attrattivo dei cinghiali è possibile solo se finalizzato al prelievo selettivo o al controllo faunistico, non praticabile in braccata (in girata sì, con un massimo di trenta operatori e tre cani limieri). Al controllo può essere abilitato anche chi non risiede anagraficamente in Toscana, a patto che da almeno un anno sia iscritto a uno degli Atc regionali.

Nelle zone di restrizione 2 e 3 e nell’area infetta è vietato movimentare carne, trofei e ogni altro prodotto ottenuto da cinghiali; peraltro tutte le carcasse devono essere testate per il virus.

In generale, in tutte le zone di restrizione (cadenza almeno quindicinale in zona 1, almeno settimanale nelle altre) dev’essere potenziata la ricerca attiva delle carcasse di cinghiale; il servizio veterinario dell’Asl individua i settori nei quali è opportuno concentrarsi, e per l’esecuzione può incaricare Atc, aree protette e istituti faunistici privati.

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