Riepilogando l’elenco delle attività svolte nei primi sei mesi e mezzo del 2024, Agrivenatoria Biodiversitalia fa sapere di avere scritto all’Ispra chiedendogli di rivedere la posizione sulla caccia alla starna.
Nei pareri sui calendari venatori 2024/2025 l’Ispra sta chiedendo alle Regioni di non inserire la starna tra le specie cacciabili, sconsigliando inoltre di procedere ai ripopolamenti; riepilogando l’elenco delle attività svolte nei primi sei mesi e mezzo dell’anno Agrivenatoria biodiversitalia, l’associazione dei riservisti nata dalla collaborazione tra Coldiretti e Cncn, fa sapere che gli ha scritto una lettera segnalando che la difformità rispetto alle stagioni precedenti «crea una notevole preoccupazione agli allevatori di selvaggina, e un danno economico considerevole»; peraltro la posizione dell’Ispra è in contrasto con quella del Comitato faunistico-venatorio nazionale (nelle scorse ore l’Arcicaccia, che ha perso il ricorso al Tar, è tornata ad attaccarne la composizione), «che da quest’anno fornisce alle Regioni un parere della stessa valenza del suo».
L’associazione dei riservisti
Non è l’unico fronte sul quale Agrivenatoria biodiversitalia s’è esposta: al governo ha chiesto di ridurre dal 22% al 10% l’aliquota Iva sull’acquisto di selvaggina da ripopolamento (la destinazione finale è il consumo umano), e più in generale di approvare una serie di misure che offrano «un sostegno concreto ai gestori degli istituti privati, sia economico sia [orientato a una] riduzione della burocrazia, nelle loro attività di programmazione».
Dallo stesso mittente hanno ricevuto richieste sia la Regione Umbria, invitata ad adeguare il regolamento delle aziende faunistico-venatorie alla normativa nazionale (al momento non è prelevabile la migratoria, tranne colombaccio e germano reale), sia la Regione Veneto: il rinnovo delle concessioni disposto dall’aggiornamento del piano faunistico-venatorio ha portato a un raddoppio della tassa, metà della quale Agrivenatoria Biodiversitalia ritiene opportuno che sia restituita.
Infine, è in corso un progetto che insieme ad Agrivenatoria biodiversitalia vede Fondazione Una e Federparchi impegnate a raggiungere gli obiettivi Oecm, ossia «other effective conservation measures», in «aree diverse da aree protette, governate e gestite in modo da ottenere risultati positivi e duraturi per la conservazione della biodiversità» in associazione «ad aspetti culturali, spirituali, socioeconomici e altri valori localmente rilevanti»: le aziende agrituristico-venatorie e faunistico-venatorie (è saltato l’emendamento che avrebbe consentito di gestirle a scopo di lucro), si legge nella nota, «possono rappresentarne un ottimo esempio, e al contempo [consentire] di riconoscere [le pratiche] di conservazione a lungo termine al di fuori delle aree protette».
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