Con i subemendamenti al decreto Agricoltura Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra intendono apportare alla legge sulla caccia qualche modifica restrittiva.
In gergo tecnico si chiamano subemendamenti, in sostanza si tratta dello strumento che Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra tentano d’impiegare per apportare qualche modifica restrittiva alla legge sulla caccia servendosi del ddl che converte il decreto Agricoltura.
Nell’elenco, che si accompagna a quello degli emendamenti ufficializzati qualche ora fa, si trova innanzitutto la proposta di aumentare la quota di territorio sottoposto a protezione (50-60%: ora è 20-30%; e 40-50% in zona Alpi, dove ora è 10-20%; nella parte libera dovrebbero essere calcolate anche le aree di addestramento cani), di portare rispettivamente a trecento metri dagli immobili, a centocinquanta da strade e ferrovie e a tremila dai valichi montani la lunghezza del raggio in cui la caccia è vietata, di imporre il silenzio venatorio (la Lega vuole abolirlo) anche di domenica e di limitare a due il numero massimo di uscite settimanali, in qualsiasi periodo dell’anno, dall’alba al tramonto.
Il Movimento 5 Stelle tenta inoltre d’accorciare la durata della stagione venatoria, spostando l’apertura generale al 1° ottobre, anticipando la chiusura al 31 dicembre e stabilendo che non sarà più possibile discostarsi dal parere Ispra, «obbligatorio e vincolante». In caso di impugnazione al Tar, il calendario resterebbe automaticamente sospeso fino alla fine del procedimento amministrativo.
Emendamenti 5 Stelle e Verdi-Sinistra
L’Alleanza Verdi-Sinistra propone invece d’istituire il divieto temporaneo di caccia in caso di bracconaggio ai danni di specie protette: l’emendamento prevede di sospenderla, da due a dieci mesi (anche in stagioni differenti; per uccisione e ferimento multipli la sanzione cresce di un terzo), nell’azienda, nell’Atc o nel comprensorio alpino coinvolto.
Intendono complicare l’esercizio della caccia anche le proposte di ridurre da due a un colpo la capacità massima del caricatore del fucile a canna liscia, e di vietare l’uso delle munizioni in piombo, dell’arco, del falco, dei richiami vivi allevati (resterebbero quelli di cattura) e, in zona Alpi, del fucile semiautomatico; divieto assoluto in presenza di nebbia, foschia e condizioni di scarsa visibilità.
Sono proposte di minoranza, e dunque è improbabile che il parlamento le approvi; ma è bene seguire l’andamento dei lavori prima in commissione e poi in aula, perché l’inciampo è sempre possibile, e perché in ogni caso bisogna sapere (non che ci sia bisogno d’ulteriori conferme) quali sono gli orientamenti delle principali forze politiche italiane.
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