L’assemblea legislativa regionale s’è detta favorevole al nuovo regolamento per la gestione degli ungulati in Emilia Romagna.
Cambia dopo sedici anni: il regolamento ungulati finora in vigore in Emilia Romagna risaliva infatti al 2008. Nelle scorse ore l’assemblea legislativa s’è detta favorevole a quello nuovo, predisposto dalla giunta; sarà esecutivo non appena Stefano Bonaccini, presidente della Regione (sarà uno degli ultimi atti in questa veste: è stato infatti eletto all’europarlamento), firmerà il relativo decreto.
Diminuisce, da quaranta a trenta, il numero minimo di cacciatori necessari a formare una squadra di caccia al cinghiale; e in circostanze straordinarie e nel caso di particolari esigenze del territorio si potranno autorizzare battute e braccate anche con meno di quindici partecipanti. Con i Parchi e le Regioni confinanti l’Emilia Romagna potrà inoltre concordare linee guida comuni per la gestione unitaria degli areali di presenza della specie, indipendentemente dai confini amministrativi.
Interventi sui cervidi
Il nuovo regolamento però non riguarda solo il cinghiale: per capriolo e daino dispone una serie di azioni necessarie a garantire che si possano raggiungere gli obiettivi previsti dal piano faunistico-venatorio «in termini di compatibilità con l’ambiente, tutela della biodiversità e della sostenibilità dell’agricoltura»; per la gestione del cervo ci s’allinea a quanto recentemente stabilito dalla Toscana, con cui l’Emilia Romagna condivide parte dell’areale di diffusione.
Altre modifiche sono invece legate al nuovo contesto normativo nazionale, a partire dalle armi utilizzabili e alle modalità di controllo faunistico, modificate dalla legge di bilancio 2023.
Sottolineando che nel percorso per giungere alla stesura finale la Regione ha coinvolto tutti i soggetti interessati, a partire dal mondo venatorio e dagli Atc, l’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi si dice convinto che il nuovo regolamento «renderà più semplice svolgere attività di caccia collettiva e migliorerà la gestione del cinghiale, che rappresenta un problema per l’agricoltura e la sicurezza pubblica».
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