Le decisioni della giunta e del consiglio regionale su cinghiale e richiami vivi rimodellano la disciplina della caccia in Liguria.
Tra delibere di giunta, disegni di legge definitivamente approvati e ordini del giorno l’ultima settimana ha in parte modificato la disciplina della caccia in Liguria: più di tutti ha inciso il voto del consiglio regionale (17 favorevoli, 12 contrari) sul ddl 179 («Disposizioni di adeguamento dell’ordinamento regionale»), che dispone che per i richiami vivi gli unici anelli ad avere valore legale siano quelli rilasciati dalla Regione (sono dunque vietati la detenzione e l’uso dei richiami che non siano così identificati, anche in presenza del contrassegno dell’allevatore) e che «sia per motivi sanitari sia per la tutela della pubblica incolumità» il recupero dei cinghiali feriti sia possibile anche dopo la fine dell’orario di caccia.
Al cinghiale sono legati anche altri due passaggi: per il foraggiamento cade la doppia sanzione, amministrativa più penale; e, in esecuzione dell’ultima ordinanza del commissario alla peste suina africana, una delibera di giunta rende possibile il consumo delle carni disponibili dopo le azioni di depopolamento all’interno delle zone di restrizione: al test negativo deve aggiungersi, in quel territorio, l’assenza di casi positivi nell’ultimo trimestre.
La giunta ora ha un altro compito: approvato dal consiglio all’unanimità, l’ordine del giorno 1186 firmato dalla leghista Sonia Viale la impegna a obbligare i proprietari di cani di razze «potenzialmente problematiche» a conseguire un apposito patentino.
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