Federcaccia, Libera Caccia ed Enalcaccia contestano la decisione di procedere alla chiusura anticipata della caccia alla migratoria in Emilia Romagna.
È «assolutamente inaccettabile» il comportamento della Regione, che non è riuscita a trovare «un minimo di coraggio politico» per approvare un provvedimento di stampo diverso: con una nota congiunta Dante Gianstefani, Bruno Gurioli e Carlo Benini, presidenti rispettivamente della Federcaccia, della Libera Caccia e dell’Enalcaccia di Ravenna, contestano duramente la decisione di procedere alla chiusura anticipata della caccia alla migratoria in Emilia Romagna dopo che, nonostante il sollecito del Consiglio di Stato, il Tar non ha calendarizzato l’udienza per la discussione del merito del ricorso.
Per salvaguardare la caccia a gennaio la giunta, sostengono Fidc, Libera Caccia ed Enalcaccia, avrebbe dovuto far lavorare gli uffici tecnici sui dati raccolti nelle operazioni di monitoraggio, quantomeno della beccaccia; e non convince neppure la scelta di non utilizzare i dati scientifici forniti dalle associazioni venatorie.
Federcaccia, Libera Caccia ed Enalcaccia ricordano che i cacciatori non possono esser considerati soltanto forza lavoro gratuita, utile nell’esecuzione dei piani di controllo, e che non s’accontentano della promessa di ridurre la tassa regionale per la prossima stagione: ci vogliono non sconti ma regole certe, anche perché le continue modifiche del calendario venatorio a stagione in corso «portano i cacciatori, stanchi d’essere strumentalizzati, ad abbandonare la caccia».
Non dovrà dunque sorprendere «il segnale che il mondo venatorio e l’indotto della caccia sapranno dare nel corso dei prossimi appuntamenti elettorali».
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