Il deputato leghista Francesco Bruzzone scrive al governo Meloni per chiedergli un intervento urgente sullo status giuridico dei richiami vivi allevati.
È uno dei punti chiave della proposta di legge con cui intende modificare alcuni capitoli della 157/92, ma evidentemente Francesco Bruzzone (Lega) ritiene così urgente la necessità di definire lo status giuridico dei richiami vivi allevati da scrivere al governo per chiedergli un intervento rapido.
La giurisprudenza ha infatti più volte ribadito che la natura giuridica dei richiami vivi allevati, che passano la propria vita in cattività e non possono essere liberati in natura, «è diametralmente opposta a quella della fauna selvatica»; e pertanto è diverso anche il proprietario, non lo Stato ma l’allevatore o il detentore.
Tra i destinatari della missiva insieme a Carlo Nordio (Giustizia) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente), nello scorso giugno Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, rispose a un’interrogazione dello stesso Bruzzone condividendone l’orientamento: a differenza della fauna allevata a scopo di ripopolamento, gli uccelli da richiamo (ma anche quelli detenuti a scopo ornamentale o amatoriale) allevati non possono essere considerati selvatici, dal momento che l’uomo «ne controlla e ne regola la riproduzione plasmandone nel tempo genoma e attitudini».
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