Gli eurodeputati Gazzini e Fiocchi chiedono alla Commissione europea d’esprimere un parere sull’impiego dei moderatori di suono a caccia.
Non c’è bisogno d’esser particolarmente esperti di diritto comparato: è sufficiente aver letto almeno una volta un report di Caccia Magazine dall’estero per sapere che non in tutti i Paesi europei è vietato l’impiego dei moderatori di suono (c’è chi li chiama, sbagliando, silenziatori) a caccia; anzi, in alcuni è fortemente consigliato, almeno nella caccia con la carabina, per ridurre il disturbo alle specie non target.
Per spingere verso un’armonizzazione delle disposizioni nel territorio comunitario gli eurodeputati Matteo Gazzini (Lega – Identità e democrazia) e Pietro Fiocchi (Fratelli d’Italia – Conservatori e riformisti) hanno dunque presentato un’interrogazione alla Commissione von der Leyen, per chiederle un parere mirato; ovviamente la materia, e dunque i divieti, restano di competenza dei singoli Stati, ma per quanto non vincolante un’indicazione esplicita potrebbe rendere più facile l’abolizione o quantomeno l’attenuazione del divieto.
«Spesso trascurato» scrive Gazzini in una nota «l’inquinamento acustico [ha un peso] rilevante nell’attività venatoria, nella gestione faunistica e nel tiro sportivo. Mitigare il rumore dello sparo [riduce il] disturbo alla fauna selvatica e domestica e alle comunità vicine alle aree rurali o ai poligoni di tiro, e inoltre può migliorare la sicurezza dei cacciatori».
Allo stesso modo può essere utile valutare un utilizzo più diffuso dei dispositivi per la visione termica, che «migliorano la visibilità del target, la sua corretta identificazione in condizioni crepuscolari o notturne e [favoriscono] l’abbattimento sicuro, riducendo al minimo le possibilità di ferimento del selvatico».
Moderatori di suono: la situazione in Italia
In Italia il nuovo piano straordinario per la gestione della fauna selvatica ha aperto, almeno teoricamente, all’impiego dei moderatori di suono in alcune operazioni di controllo faunistico. La legge 110/75 vieta però «la fabbricazione, l’introduzione nel territorio statale e la vendita» di «ogni dispositivo progettato o adattato per attenuare il rumore causato da uno sparo» a meno che non sia destinato all’esportazione o «alle forze armate e ai corpi armati».
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