Che sia per l’ingestione accidentale o la ferita letale, il piombo entra nell’organismo della fauna selvatica. E da lì, tossico, si diffonde, con conseguenze da non sottovalutare per la salute di tutti, uomini e animali. Per Face, la Federazione delle associazioni venatorie europee, la soluzione è una sola: utilizzare munizioni alternative.
Il futuro è atossico. E, visto che sarà questione di tempo, conviene cominciare a farci i conti, perché nessuno sia colto impreparato. In ampie zone d’Europa il piombo è ormai fuorilegge: in molti Paesi, quasi tutti tranne Irlanda, Polonia, Romania e Slovenia, almeno nelle zone umide. E in Danimarca, Olanda e nel Belgio fiammingo è completamente vietata la caccia con munizioni tradizionali. In Italia ancora ci si sta lavorando: dettano legge le Regioni, ognuna con le proprie sensibilità, tranne che all’interno di Rete Natura 2000, off-limits per il piombo. L’European Chemical Agency sta progettando ormai da anni una Direttiva, o qualcosa di simile, per ridurre al minimo l’utilizzo di proiettili in piombo. E, anche se è vero che l’incarico viene dalla Commissione europea e che le elezioni alle porte possono cambiare tanti equilibri politici, non si può sperare di eludere la discussione all’infinito. Né sarebbe giusto farlo. Perché le alternative ci sono e, se si prendono le misure, possono risultare ugualmente efficaci. È (anche) per questo che Face, la Federazione delle associazioni venatorie europee, ha pubblicato una guida in lingua inglese per spiegare ai cacciatori come, e perché, abbandonare via via il piombo.
Una presenza da ridurre
Dalla densità al peso, il piombo ha caratteristiche ottime per la costruzione di proiettili: non fosse così, non avrebbe vissuto una storia di successo a caccia, né si registrerebbero tante resistenze per la sua sostituzione. Ma è tossico. E foriero di gravi rischi per la fauna selvatica, acquatici in primis. Se ai problemi tipici del XXI secolo, riduzione degli habitat, cambiamenti climatici, inquinamento, si aggiunge l’avvelenamento da piombo, la situazione rischia di essere esplosiva. È per questo che Face, ossia, generalizzando, i cacciatori europei, si è espressa a favore della sua sostituzione, perlomeno nelle zone umide. È peraltro una delle priorità codificate nell’African eurasian waterbird agreement, il trattato intergovernativo che serve a difendere la migratoria.
Si diceva degli acquatici: molti uccelli, soprattutto anatre e oche, ingeriscono per sbaglio i pallini di piombo, nella convinzione che siano piccole pietre utili per la digestione. Da lì in poi la strada è segnata: il piombo entra nell’apparato digerente e, per le proprie caratteristiche, viene facilmente assorbito. Può accadere che un singolo pallino rimanga nell’organismo per due-tre settimane e, da solo, porti a morte il selvatico. L’alert principale si attiva sugli acquatici, ma il pericolo è tutt’altro che circoscritto: anche se il rischio è definito “da ridotto a moderato”, anche altri uccelli, come pernici e fagiani, possono ingerire pallini di piombo e intossicarsi. Preda-predatore, la catena è potenzialmente infinita: una volta che entra in circolo, il piombo si diffonde come un aroma nauseabondo da una bottiglia stappata in una stanza chiusa. L’intossicazione può colpire anche predatori e opportunisti che si nutrono di selvaggina non recuperata o frattaglie contaminate anche solo da frammenti di piombo. Perché, chiaramente, non c’è solo l’ingestione: anche i pallini letali portano con sé il loro bel carico di tossicità. Negli ultimi cinque anni, riporta Face, sono stati condotti ben nove studi approfonditi sull’avvelenamento da piombo dei predatori nella penisola iberica, sulle Alpi e sui Pirenei, in Inghilterra, Polonia, Svezia e Finlandia. E l’elenco degli avvelenati fa impressione: aquila fasciata, aquila reale, aquila grigia, poiana, grifone, nibbio. Senza dimenticare che le carcasse possono contaminare anche orsi, cinghiali, dove presenti avvoltoi e persino i cani da caccia che mordono il selvatico dopo l’abbattimento.
Fin qui l’analisi cruda. Ma stare a piangerci sopra non ha senso. Face propone dunque quattro strade, non alternative, per gestire il rischio di avvelenamento da piombo:
- introdurre nuove norme restrittive;
- sviluppare campagne di sensibilizzazione;
- monitorare l’applicazione delle leggi e gli effetti del piombo sulle diverse specie di fauna selvatica;
- tagliando il nodo, eliminare le munizioni in piombo, sostituendole con proiettili atossici.
È vero che il mondo della caccia è legato alle proprie tradizioni. E che i cacciatori fanno più di qualche resistenza all’utilizzo di cartucce alternative. Ma una serie di studi scientifici dimostra che, applicate le dovute correzioni, niente cambia. Neppure il numero di abbattimenti. La prova vivente è già in Europa: i cacciatori danesi, olandesi e fiamminghi, che non possono utilizzare munizioni in piombo, non raccontano di problemi specifici. Quindi ci arriveremo, è solo questione di tempo.
Nondimeno, l’utilizzo del piombo resiste. E di sicuro resisterà fin quando la legge gli lascerà le porte aperte. Quindi, declinando al meglio la politica di riduzione del danno, Face indica anche i comportamenti da tenere se si continuano a usare munizioni in piombo. Non lasciare residui, specie se interiora, sul campo. Non premiare i cani con cuore e polmoni del selvatico. Lasciare intatto il diaframma. E stare attenti a dove si piazza il proiettile: sono tossici soprattutto il canale aperto dalla ferita, cuore e polmoni, ma un colpo sbagliato o che, capitolo ungulati e munizioni a palla, colpisce le ossa può far aumentare di molto il livello di piombo nella cavità addominale.
Non si pensi che l’uomo sia al riparo. La selvaggina abbattuta con munizioni in piombo può avere impatti sull’organismo umano, leggi saturnismo. A rischio ci sono soprattutto donne in gravidanza o in età fertile, l’embrione è particolarmente recettivo, e bambini fino a sette anni. La selvaggina abbattuta con proiettili tradizionali può contenere tanto piombo; è vero che la popolazione europea ne consuma mediamente poca, ma a forza di medie, senza stare a tirar fuori il pollo (al piombo?) di Trilussa, si va poco lontano. Per contenere il rischio, Face suggerisce tre soluzioni. La prima è rimuovere con attenzione tutti i residui di piombo. Non basta eliminare la parte colpita. Se si usano munizioni spezzate, bisogna buttar via la carne visibilmente ferita e tutti i pallini visibili. Con l’avvertenza che questi sono scarti, bandiera rossa: niente per gli uomini, niente per gli animali. Quando si utilizzano cartucce a palla la situazione è più complessa: va tolto tutto ciò che sta 10 centimetri intorno al canale della ferita. Anche se a volte, specie nel caso di proiettili a frammentazione, non può bastare: alcuni studi raccontano di piombo trovato addirittura a 30 centimetri. Chi si ostina a usare munizioni in piombo, ecco la seconda soluzione per Face, deve ridurre il consumo di selvaggina. Anche se è un peccato, perché questa carne è una fonte proteica naturale con pochi rivali. Quindi la strada giusta, quella finale, non può che essere la terza: per minimizzare l’esposizione al piombo bisogna usare munizioni senza piombo.
Le alternative
Acciaio, bismuto, tungsteno e, per la caccia a palla, rame: la via d’uscita passa da qui. A oggi, niente prova effetti negativi sulla selvaggina se si utilizzano proiettili così costruiti. Non esiste però un sostituto identico al piombo: e, visto che le munizioni atossiche si comportano diversamente, bisogna essere consapevoli delle differenze e prendere le misure, così da poterle usare come se fossero in piombo. Un giro in poligono è obbligatorio, ma dovrebbe essere la normalità per chi ha da prendere confidenza con un’attrezzatura nuova; conviene comunque già avere in testa le principali variazioni su cui regolarsi.
L’acciaio è più duro e meno denso del piombo (7,5-8 contro 11,3 g/cm3): conviene dunque aumentare la numerazione dei pallini di almeno due misure (se si usa il 5 in piombo bisogna passare al 3 in acciaio, chiarisce Face) e ridurre la strozzatura: di norma, una strozzatura piena per il piombo equivale a una strozzatura media per l’acciaio.
Rispetto al piombo, il bismuto ha medesima durezza ma minore densità: (9,7 g/cm3): in questo caso la numerazione dei pallini deve essere aumentata di almeno una misura. Per il resto le munizioni in bismuto producono rosate simili al piombo, anche se crescono le possibilità di frammentazione all’impatto.
Chi opta per una delle tante leghe di tungsteno deve invece gestire diverse variabili, a seconda della composizione: di base, Face suggerisce comunque di mantenere la stessa grandezza dei pallini, pur se la densità (19,3 g/cm3) è maggiore rispetto al piombo. Anche in questo caso crescono le chance di frammentazione all’impatto.
Ma non è l’unico aspetto a cui prestare attenzione: occhio al rimbalzo, nemico giurato di ogni cacciatore. È vero, anche il piombo può rimbalzare; ma più aumenta la durezza del materiale, quindi acciaio e alcune leghe di tungsteno, e più cresce il rischio. Per i cacciatori e anche per i cani, specie se la munizione rimbalza su superfici particolarmente solide o sull’acqua. Va potenziato un assunto base che dovrebbe già essere introiettato quando si va a caccia, qualsiasi sia la munizione: non sparare mai se non si sa dove potrebbe finire il proiettile.
È peraltro in crescita la proposta commerciale di munizioni atossiche: molte le offerte nei calibri 12 e 20, meno in 16, 28 e .410. L’acciaio è il più economico, bismuto e tungsteno possono costare di più. È anche per questo motivo che, nei Paesi in cui il piombo è stato messo al bando perlomeno nelle zone umide, il 95% delle munizioni è ora in acciaio.
Chi utilizza la munizione a palla può invece optare per rame o ottone: considerata la densità minore rispetto al piombo, rispettivamente 8,96 e 8,55 g/cm3, i proiettili sono spesso più lunghi o più leggeri dei loro omologhi. Se meno pesanti, a una 150 grani in piombo corrisponde indicativamente una 130 grani in rame, devono per forza sviluppare una velocità maggiore per produrre la medesima energia. La camiciatura è perlopiù in rame, in media il suo peso è pari a un terzo del totale. E, a meno che non siano disegnate per farlo, la maggior parte delle palle in rame o ottone conserva quasi tutta la massa senza frammentarsi. Face ha contato almeno 35 calibri, soprattutto dal .243 in su, in cui è facile trovare munizioni atossiche a palla. Se con la munizione spezzata il giro al campo di tiro era caldamente suggerito, con la cartuccia a palla il poligono diventa semplicemente obbligatorio: considerate le variazioni di peso, energia, velocità e traiettoria, bisogna prenderci la mano.
L’esito, assicura Face, è garantito. O, perlomeno, equivalente: una serie di studi condotta nel 2017 su cervi e cinghiali abbattuti con palle in piombo o in rame non rileva differenze. Più che la munizione, pesano la tecnica di caccia e il piazzamento del colpo. Ma su questo la tavola periodica può farci poco.
La guida in lingua inglese è consultabile all’indirizzo www.leadammunitionguidance.com
Il Piombo
- Simbolo: Pb
- Numero atomico: 82
- Densità: 11,3 g/cm3
- Gruppo: 14°
- Periodo: 6°
- Peso atomico: 207,2
- Punto di fusione: 327,46°C
- Punto di ebollizione: 1.749°C