Attacchi di lupi a cani, i primi dati Federcaccia

Attacchi di lupi a cani, i primi dati Federcaccia: lupo nel bosco
© Gennaro Leonardi Photos / shutterstock

Il Coordinamento cacciatrici della Federcaccia ha presentato il primo report sugli attacchi dei lupi ai cani, da caccia e non solo.

La maggior parte delle segnalazioni è arrivata da Emilia Romagna (46%) e Toscana (22,5%), Parma (21,1%), Piacenza (16,7%) e Firenze (12,2%) le province più colpite: dal primo report prodotto dal Coordinamento cacciatrici della Federcaccia, che dall’avvio del progetto ha registrato circa 400 attacchi di lupi a cani, emergono dati interessanti, che segnalano che il fenomeno della predazione (ne sono vittime i cani non solo da caccia, ma anche domestici e da guardiania) è in espansione.

Mortali in più di due terzi dei casi (69,7%), le aggressioni si sono registrate prevalentemente al mattino (60,7%) in clima temperato (68,5%) e a un’altitudine compresa tra 500 e 1.000 metri. Il lupo non si limita ad attaccare i cani nelle aree boscate (52,8%) o a caccia (55,1%), ma s’avventura anche nei centri urbani. In quasi metà dei casi (49,4%) responsabili sono stati lupi in branco; residuale invece l’impatto delle madri con piccoli. La Federcaccia segnala inoltre che se si considerano le razze i più colpiti sono i segugi italiani; non si registra invece alcuna variazione significativa a seconda dell’età del cane.

Presentando il report Massimo Buconi, presidente nazionale della Federcaccia, ha chiarito che ai cacciatori non interessa che il lupo sia cacciabile; è però necessario «che le istituzioni [prendano sul serio] la sua gestione e affrontino i conflitti che la sua presenza può generare», trovando un punto d’equilibrio tra la tutela della specie e la salvaguardia dei cani e delle attività umane.

Il Coordinamento cacciatrici Federcaccia proseguirà a raccogliere i dati sulle predazioni, così da poter fornire alle istituzioni un quadro più dettagliato possibile. Per Isabella Villa, responsabile del progetto e presidente del Coordinamento, la fotografia resta comunque «incompleta: ancora troppe persone preferiscono non denunciare».

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