Dopo aver preso visione della prima bozza, l’Arcicaccia contesta il piano di controllo della fauna selvatica predisposto dal governo.
L’ipotesi d’introdurre «professionisti del controllo, ditte di cacciatori pagati appositamente per catturare e abbattere gli ungulati in sovrannumero», sarà contrastata in ogni sede: l’Arcicaccia auspica dunque che già durante le prime discussioni sul piano di controllo della fauna selvatica, della cui bozza ha preso visione una decina di giorni fa, la Conferenza delle Regioni tenga presenti i rilievi dei soggetti direttamente interessati alla gestione del territorio.
L’Arcicaccia considera infatti l’eventuale introduzione di queste nuove figure specializzate come un attacco «alla gestione sociale della caccia»; si rischia d’introdurre nel sistema «una sorta di privatizzazione» tra i cui obiettivi inevitabilmente ci sarà l’interesse economico. Bisogna semmai potenziare le tecniche di prelievo già in uso; e sarebbe un errore escludere a priori la braccata.
L’Arcicaccia resta molto critica contro il governo Meloni, che ancora non ha ricostituito il comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale; e aver modificato l’articolo 19 della legge 157/92 con un emendamento alla legge di bilancio è una mossa che s’è sostanzialmente risolta «in un fallimento».
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