Per Christian Maffei, presidente nazionale dell’Arcicaccia, anziché con le lettere alla Commissione europea la controversia tra cacciatori e ambientalisti sui key concept per la migratoria andrebbe risolta con una discussione pubblica.
Le associazioni ambientaliste come il secchione antipatico, la cabina di regia del mondo venatorio come lo studente che non riesce a star zitto e la Commissione europea come il preside: per Christian Maffei, presidente nazionale dell’Arcicaccia, la controversia sui key concept per la migratoria sui quali (e non solo su questi: le contestazioni riguardano anche i piani di gestione di allodola, coturnice e tortora, il piano antibracconaggio e la definizione delle zone umide in cui non è consentito l’impiego di munizioni in piombo) Lipu, Enpa, Lac, Lav, Legambiente e Wwf hanno chiesto l’avvio d’una procedura d’infrazione contro l’Italia è riducibile a una dinamica da scuola elementare.
Per Maffei, che a differenza degli altri presidenti delle associazioni riconosciute non ha firmato il documento, «il governo sarà stritolato» tra i due fronti; cercherà d’argomentare le proprie scelte «con una spericolata manovra da equilibrista». Il rischio è evidente: tutti i cacciatori «subiranno una punizione identica, e ingiusta». Più che scrivere a Bruxelles per chiedere una soluzione dall’esterno, converrebbe dunque che cacciatori e ambientalisti dialogassero concretamente. «Chi» chiude Maffei «si prende la briga di convocarli?».
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