La giunta Bonaccini non chiude all’adozione del tesserino venatorio digitale in Emilia Romagna; ma non dovrà essere fonte di ulteriori problemi per i cacciatori.
La giunta regionale sta studiando «la miglior soluzione tecnologica» per sostituire il tesserino venatorio cartaceo, ma non intende adottare strumenti che creino ulteriori problemi ai cacciatori la cui età media è notoriamente elevata: l’assessore regionale Alessio Mammi ha risposto così all’interrogazione del consigliere leghista Stefano Bargi che chiedeva di semplificare la burocrazia per andare a caccia in Emilia Romagna. Per Bargi un’applicazione da installare sullo smartphone «abbatterebbe le lungaggini», renderebbe possibile «un miglior controllo del cacciatore e indirettamente incentiverebbe un’attività» considerata fondamentale per contenere la diffusione di alcune specie selvatiche.
Bargi aveva poi chiesto di modificare la data di riconsegna dei tesserini, per evitare «che la restituzione in ritardo generi sanzioni»; si provocherebbe infatti un disincentivo alla caccia che il territorio non può permettersi. Su questo però Mammi ha chiuso: stabilita dalla legge regionale, la data non può essere modificata dalla giunta. Gli uffici semmai stanno lavorando a una semplificazione delle procedure di rilascio del tesserino per la caccia di selezione al cinghiale, «scelta adottata per contrastare la diffusione» della specie.
Qualche ora prima Mammi era intervenuto in commissione Politiche economiche; là aveva annunciato che il prossimo calendario venatorio regionale ricalcherà da vicino quello scorso; sul suo impianto l’ultima sentenza del Tar è attesa a breve.
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