Una buona gestione della lepre non può prescindere da un’attendibile valutazione della consistenza, e quindi della densità, delle popolazioni di questo meraviglioso selvatico.
In Italia, i censimenti della lepre sono per lo più condotti in autunno, all’interno delle zone di ripopolamento e cattura. Se ne occuoano i cacciatori e dai tecnici degli Atc, al fine di valutare preventivamente le successive possibilità di cattura.
Chi scrive, all’epoca tecnico dipendente dell’ufficio Caccia dell’amministrazione provinciale di Siena, adottò il conteggio notturno con il faro a partire dal 1987, come strumento per monitorare la presenza delle lepri sia all’interno delle zone di ripopolamento (prima e dopo le catture), sia dentro le aziende faunistico-venatorie.
In quest’ultimo caso, il censimento notturno della lepre fu adottato per superare i controlli fino allora eseguiti tramite la valutazione quantitativa del cosiddetto “bazzico”. Il bazzico è il controllo delle fatte rivenute qua e là sul terreno. Una prassi priva di qualsivoglia seria attendibilità e peraltro soggetta a ogni sorta di arbitrio da parte degli “esperti” di turno.
Il censimento notturno della lepre
Il censimento notturno consentì di monitorare nel tempo la presenza della lepre negli istituti pubblici e privati. Il fine era quello di fornire una sorta di radiografia della situazione della specie nell’intero territorio provinciale tra il 1987 e il 2000. Le densità medie di lepri registrate all’interno delle 42 Zrc nei 14 anni considerati, confrontate con quelle riscontrate nello stesso arco di tempo all’interno delle 46 Afv, dimostrarono l’esistenza di una situazione pressoché equivalente tra i due tipi di istituti. Una presenza della specie maggiore di circa il 20% si è comunque osservata in quelli privati). La densità media della specie a livello provinciale risultò 13,9 lepri per cento ettari.
Nel periodo del monitoraggio, i censimenti notturni, documentando il costante incremento delle densità medie di lepri tanto nelle Zrc quanto nelle Afv, dimostrarono in modo incontrovertibile la bontà di una gestione basata sul binomio miglioramenti ambientali e contenimento dei predatori.
Rispettare le indicazioni tecniche
Per risultare davvero produttivo, il censimento notturno deve essere condotto nel rispetto di alcune indicazioni tecniche. Tanto per cominciare, è di fondamentale importanza essere dotati di un fuoristrada, meglio di un pickup capace di alloggiare sul proprio cassonetto uno o due operatori. Stare in piedi in alto rispetto al terreno aumenta di molto le possibilità di avvistamento delle lepri.
Occorre, inoltre, saper maneggiare contemporaneamente un buon faro (di cento Watt di potenza, alimentato direttamente dalla batteria del fuoristrada) e un altrettanto valido binocolo (con un ottimale rapporto tra ingrandimento e diametro dell’obiettivo come, ad esempio, un 7×42).
L’impiego del solo faro, infatti, consente un avvistamento limitato a poche decine di metri. La perlustrazione del terreno illuminato con un binocolo permette di avvistare lepri distanti anche qualche centinaio di metri (massimo 300-400).
All’inizio può risultare difficile coordinare il movimento del faro e del binocolo insieme. E’ però sufficiente esercitarsi un po’ per conseguire una buona capacità di avvistare le lepri anche in lontananza. D’altro canto, gli occhi della lepre riflettono la luce del faro in modo abbastanza caratteristico e difficilmente possono essere confusi con quelli di un altro animale, a meno che non si tratti di un coniglio selvatico o di una minilepre.
Quanto all’orario, non occorre fare tardi. Anzi, è raccomandabile iniziare appena fa buio, ossia un’ora dopo il tramonto.
La scelta del percorso
Il percorso del censimento deve poi essere rappresentativo della realtà territoriale nel suo complesso. La superficie perlustrata non può scendere al di sotto del 20% dell’area aperta complessiva. Personalmente consiglierei di illuminare tutte le aree in qualche modo raggiungibili e perlustrabili. In ogni caso, una volta stabilito il percorso, questo non deve essere più cambiato, in modo da consentire il confronto tra stagioni e anni diversi.
Il concetto è semplice. Una volta stabilito lo strumento della misura siamo obbligati a misurare sempre con quello e non cambiare ogni volta. Allora, è di assoluta importanza scegliere un percorso che possa essere eseguito in ogni stagione, qualsiasi sia la condizione del terreno. Ecco la ragione per la quale è sconsigliabile inoltrarsi nei campi. Questo lo si può fare solo quando il terreno è asciutto, ma non quando è bagnato e fangoso, perché si corre il rischio di rimanere impatanati.
Attenzione al periodo
In ogni caso, compiere il censimento notturno in dicembre o a febbraio non è la stessa cosa, perché diversa è l’altezza della vegetazione e di conseguenza differenti sono le possibilità di vedere le lepri.
In autunno, il clima umido, la vegetazione erbacea ancora molto florida, i cereali a semina autunnale non ancora o appena spuntati rendono l’avvistamento delle lepri più arduo. Esse tendono a rimanere nei luoghi più asciutti e coperti, hanno buon gioco a schiacciarsi nella vegetazione e tendono a evitare i campi aperti fangosi.
Al contrario, in pieno inverno, il terreno gelato, le erbe abbattute dal gelo e soprattutto i cereali, ormai alti circa dieci centimetri, permettono assai più facilmente di avvistare le lepri. Senza contare che le lepri, nelle ore in cui si svolge il censimento, sono in fase di alimentazione. Di conseguenza prediligono portarsi nei campi dei cereali in erba di cui sono ghiottissime, soprattutto di orzo E d’altra parte, la modesta altezza dei cereali, diversamente da quella in genere maggiore delle erbe naturali, non consente loro di passare inosservate schiacciandosi a terra al passaggio del faro.
Fattori condizionanti
Il diverso grado di contattabilità può avere un’enorme influenza sul risultato del censimento, soprattutto all’interno delle Zrc dove è gioco forza che venga condotto in autunno prima delle catture. Avvistare un numero di lepri più consistente a febbraio, dopo le catture, rispetto a dicembre prima che queste vengano fatte, non è affatto impossibile, anche se non frequente.
Le condizioni atmosferiche possono certamente condizionare il risultato del censimento. Tuttavia bisogna guardarsi dalle generalizzazioni. La pioggia, ad esempio, se viene a scroscio impedisce la vista. Al contrario, una pioggerellina fine è una autentica benedizione. Alle lepri piace oltremodo farsi la doccia, ragione per cui si portano nelle aree aperte per godersi questa opportunità.
Anche nel caso del vento occorre fare una distinzione. Dà indubbiamente molta noia ai caprioli ma non alle lepri. In occasione di un censimento condotto nella Zrc Bibbiano, nel febbraio del 1991, durante una serata di vento a dir poco impetuoso, fu raggiunto il record assoluto di avvistamenti realizzati all’interno di questo istituto.
Metodi di censimento a confronto
A livello scientifico è stato elaborato un metodo di valutazione della consistenza di lepri con il censimento notturno basato sulla misurazione della distanza perpendicolare tra la lepre avvistata e la linea di movimento dell’osservatore (in inglese distance sampling). Questo sistema si presta molto bene per la conduzione di ricerche di livello scientifico. Risulta invece meno semplice nel caso di una gestione svolta dai comuni cacciatori o da un concessionario.
Nel caso del censimento con il faro è invece sufficiente calcolare la superficie illuminata e rapportarla al totale della superficie aperta per avere un dato di consistenza della popolazione. Quest’ultimo, rapportato poi alla superficie totale, dà un dato di densità. Il censimento con il faro offre dunque l’opportunità di disporre di serie storiche di dati che possono bene testimoniare l’andamento nel tempo delle popolazioni gestite.
Occorre spendere due parole sulla novità rappresentata dall’impiego nel censimento notturno dei visori termici. In un recente studio condotto in Germania (Sliwinski et al. 2021), nel quadro delle attività di monitoraggio delle popolazioni di lepre condotte in questo Paese, a partire dagli anni Novanta, dalle associazioni venatorie con la diretta partecipazione dei cacciatori, questa nuova tecnologia è stata sottoposta a verifica e i risultati ottenuti con essa sono stati confrontati con quelli ricavati con il tradizionale impiego del faro.
Sebbene i dati derivati dal conteggio condotto con i visori termici non siano risultati significativamente diversi da quelli ottenuti con l’impiego dei riflettori, sembrano che siano però leggermente più precisi. Occorre, tuttavia, tenere presente che il lavoro dei ricercatori tedeschi si è svolto in ambienti molto aperti, nei quali sostanzialmente la possibilità di avvistare una lepre con una o l’altra tecnica è pressoché equivalente.
I limiti del conteggio con il faro
Il conteggio con il faro mostra però i suoi maggiori limiti negli habitat ricchi di coperture e in aree con vegetazione erbacea molto alta.
Tenuto conto che oggi sono disponibili sul mercato anche apparecchi a costo contenuto, peraltro già in possesso di molti cacciatori, si può ipotizzare un proficuo impiego di ambedue gli strumenti. Il faro potrebbe essere adibito alla perlustrazione degli ambienti aperti. Il visore termico potrebbe essere impiegato negli ambienti più difficili, laddove le possibilità di padellare una lepre con il faro sono particolarmente elevate.
La versione integrale dell’articolo è stata pubblicata su Caccia Magazine gennaio 2023. Non perdere le ultime notizie sulla caccia sul portale web di Caccia Magazine. Seguici anche sulla nostra pagina Facebook.