Il Tar delle Marche cerca di definire il corretto rapporto tra calendari venatori e parere Ispra.
Obbligatorio per la redazione dei calendari venatori anche se non vincolante, il parere Ispra non può conformarsi al principio «one size fits all», ossia «una soluzione buona per tutte le situazioni», cui invece anno dopo anno costantemente s’ispira prescindendo dagli specifici contesti regionali: ecco perché, anche se il Consiglio di Stato ha assunto una posizione diversa, il Tar delle Marche ha deciso di confermare quanto aveva stabilito a settembre sulla stagione di caccia ormai conclusa; tranne che sulle giornate aggiuntive settimanali (giusto ridurle a una, perché la Regione non ha mai trasmesso i dati dettagliati relativi agli anni precedenti) ha dunque respinto (sentenza 104/2023) il ricorso di Wwf, Lipu, Lac e Lav cui s’erano opposte Federcaccia, Libera Caccia, Arcicaccia ed Enalcaccia. Fa la medesima fine il ricorso contrario promosso dalla stessa Federcaccia che però di fatto tentava di contenere l’impatto di un’eventuale pronuncia favorevole alle associazioni ambientaliste.
Una sentenza articolata
Più che sui contenuti del calendario che disciplinavano una stagione ormai andata, la (lunghissima) sentenza del Tar è interessante per le motivazioni; vi si legge infatti che «è ancora più singolare il fatto che vi possa essere una così ampia discrasia fra l’arco temporale indicato [dalla legge 157/92] e quello suggerito dall’Ispra». Non si può escludere che negli ultimi trent’anni le abitudini delle specie si siano in qualche modo modificate; ma non appare verosimile uno scarto di circa due mesi in un arco temporale di quattro. Quindi o la legge quadro viola la normativa comunitaria, fatto però non contestato dalle associazioni ambientaliste; o, tenendo conto del trend di conservazione delle specie, la Regione s’è correttamente attenuta al principio di precauzione.
Non costituisce un precedente per tutto il territorio nazionale visto che si riferisce a un contesto geografico ben preciso; ma la sentenza può comunque rappresentare uno snodo notevole nell’infinita diatriba sui calendari venatori che ogni anno si rinnova.
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