È entrato in vigore il divieto di usare munizioni in piombo nelle zone umide; il Wwf critica l’interpretazione del regolamento europeo proposta dal governo Meloni.
Da oggi nelle zone umide e per un raggio di 100 metri al loro esterno è vietato impiegare munizioni con una concentrazione di piombo uguale o superiore all’1% del loro peso; è infatti entrato in vigore il regolamento approvato dalla Commissione europea nel 2021.
Negli scorsi giorni però il governo Meloni ne ha attutito l’impatto con una circolare firmata da Francesco Lollobrigida e Gilberto Pichetto Fratin, ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente. La zona umida viene definita come «una zona acquitrinosa che per dimensioni, instabilità morfologica e natura sia in grado di fornire un habitat stabile e duraturo agli uccelli acquatici»; restano dunque escluse «tutte le aree idriche effimere soggette a variazioni temporanee del livello dell’acqua o del contenuto di umidità, prive del carattere di stabilità e permanenza».
E le forze dell’ordine dovranno sanzionare l’impiego effettivo, non il semplice possesso di munizioni in piombo: in caso di controlli, i cacciatori «potranno dunque dimostrare che intendeva[no] effettivamente sparare altrove» e che dalla zona umida stavano soltanto transitando.
Ma se il mondo venatorio e l’indotto hanno accolto con sollievo la circolare del governo, gli ambientalisti sono andati all’attacco. Per il Wwf infatti l’interpretazione italiana «è tanto restrittiva da annullare la portata della norma europea e risulta palesemente in contrasto con le finalità perseguite dal legislatore»; se il governo non rivedrà immediatamente la circolare «sulla cui legittimità [sono tanti] gli elementi che alimentano i dubbi», s’attiverà in tutte le sedi per evitare che «la volontà di fare concessioni alla lobby della caccia e delle armi si traduca in pesanti sanzioni, come l’apertura d’una procedura d’infrazione».
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