Attenzione alle strumentalizzazioni: la nuova formulazione della 157/92 non consente la caccia in città.
Anche nella nuova formulazione l’articolo 19 della legge 157/92 non consente l’esercizio della caccia in città; non dovrebbe esserci bisogno di ribadirlo ma in molti, anche insospettabili come Rai News, hanno messo in relazione quanto accaduto qualche giorno fa a Fonte Nuova (Roma), ove «un cacciatore ha sparato dalla finestra di casa con il proprio fucile da caccia colpendo il finestrino di un’autovettura in transito», con quanto previsto dalla legge di bilancio 2023.
È ovviamente una lettura sbagliata. Il nuovo articolo 19 non liberalizza la caccia, ma consente di coinvolgere i cacciatori nelle operazioni di controllo faunistico che sono altro dalla caccia e restano coordinate «dagli agenti dei corpi di polizia regionale o provinciale».
Sarebbe sufficiente scorrere la legge fino in fondo per rendersi conto che i divieti previsti dall’articolo 21 (vietato cacciare «nelle zone comprese nel raggio di cento metri da immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazione o a posto di lavoro»; vietato sparare «da una distanza inferiore a centocinquanta metri [se si usa il fucile a canna liscia] o da una distanza corrispondente a meno di una volta e mezza la gittata massima [se si usano altre armi] in direzione di immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazione o a posto di lavoro») non sono stati toccati.
Attacchi infondati
E dunque è infondata la posizione del Wwf che in una nota lega insieme l’episodio (peraltro per Rai News «l’uomo che ha sparato avrebbe detto che il colpo è partito accidentalmente mentre maneggiava l’arma»), gli incidenti di caccia e la nuova formulazione della normativa.
Non è vero che «si consente ai cacciatori di sparare persino in aree urbane»; o meglio, sarebbe vero se con questa formula si volesse dire che i cacciatori possono essere coinvolti nelle operazioni di controllo sotto il coordinamento delle forze dell’ordine. Ma la lettura che si suggerisce è un’altra, una liberalizzazione della caccia che però nessuno ha previsto; e dunque non si capisce dove si rintracci «un oggettivo aumento del rischio per l’incolumità dei cittadini, già impossibilitati a frequentare in sicurezza le aree naturali durante la stagione venatoria».
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