Come vivono i cinghiali di città, quelli che frequentano le periferie urbane europee? In che cosa differiscono le loro abitudini da quelle del cinghiale in foresta? Uno studio condotto in Polonia risponde a queste domande.
Che il cinghiale sia ovunque in Europa in continua crescita numerica è cosa ben nota. E nonostante in tutta Europa la pressione di caccia sia piuttosto intensa, il cinghiale tende a non mostrare alcun segno di ridimensionamento.
L’espansione dell’areale ha finito per interessare negli ultimi 15 anni le periferie delle città, anche per l’inarrestabile avanzata dell’urbanizzazione che sottrae spazi verdi come boschetti, prati, campi coltivati, siepi. I quotidiani e i notiziari televisivi spesso ci fanno vedere branchetti di cinghiali che si muovono nelle strade delle nostre città. E nelle nostre passeggiate nei parchi cittadini della periferia si osservano talvolta gli inconfondibili segni del grufolamento.
Cinghiali di città: una vita diversa
L’Accademia delle Scienze polacca ha di recente messo a confronto la vita dei cinghiali che vivono nelle periferie della città di Cracovia, importante centro urbano di 700.000 abitanti nella Polonia meridionale, con quella dei cinghiali che abitano nella foresta di Bialowieza, nella Polonia orientale, al confine con la Bielorussia.
Catturando alcune decine di esemplari e dotandoli di radiocollari satellitari, gli scienziati hanno potuto seguire gli animali minuto per minuto per verificare l’ampiezza dei loro spazi vitali, la lunghezza e configurazione dei loro spostamenti giornalieri e i loro ritmi di attività.
La periferia di Cracovia è rappresentativa della fascia periurbana di molte città europee. La foresta di Bialowieza è per antonomasia la foresta europea, in parte ancora nella sua forma originaria, con alberi secolari, con i bisonti, le alci, i lupi, le linci e con scarsissima presenza umana.
Spazi vitali piuttosto piccoli
I dati ricavati dai radiocollari permettono innanzitutto di vedere come i cinghiali di città abbiano spazi vitali piuttosto piccoli. I cinghiali di foresta hanno spazi vitali estesi su superfici più che doppie rispetto ai cugini di città.
Ma i percorsi giornalieri dei cinghiali delle periferie urbane sono più lunghi, quasi doppi rispetto a quelli degli animali di foresta. Gli ambienti naturali con le loro risorse alimentari nella fascia periurbana sono distribuiti non in modo uniforme, ma a chiazze. Quindi le distanze da percorrere per raggiungere il cibo, sfuggire al pericolo, raggiungere le rimesse sono maggiori che in foresta.
In media lo spostamento giornaliero di un cinghiale di città è intorno a 13 chilometri, contro i sette di un animale di foresta. Come prevedibile, gli esemplari subadulti hanno movimenti più lunghi rispetto agli adulti. E questo significa che i cinghiali adulti, grazie all’esperienza accumulata nel tempo, riescono a conoscere meglio il territorio e le fonti di cibo che raggiungono senza troppo vagabondare. I movimenti tendono a essere meno lunghi in primavera, probabilmente in coincidenza con le nascite dei piccoli e il loro allattamento.
Ritmi di vita diversi
Lo studio ha confermato, inoltre, la grande quantità di tempo dedicato al riposo da questa specie, sia nelle periferie urbane sia in foresta. Ben 13 ore su 24 sono in media occupate dal riposo, un dato che era già conosciuto da trent’anni.
In realtà i cinghiali di città e quelli di foresta hanno modi molto diversi di riposare e di essere attivi. Il cinghiale di foresta, non sentendo alcun serio disturbo antropico (Bialowieza ospita un vasto Parco nazionale molto famoso), può permettersi di avere fasi abbastanza regolari di sonno e di attività. Il cinghiale di città invece, che deve il più possibile evitare il contatto con l’uomo, è diventato quasi esclusivamente crepuscolare e notturno, con una lunga fase di inattività in pieno giorno.
Il comportamento notturno dei cinghiali di città ricorda molto quello dei nostri cinghiali delle aree sottoposte a caccia collettiva, in collina e montagna; come i ricercatori francesi avevano potuto verificare già tempo fa, gli animali, per effetto della forte pressione di caccia, tendono a spostare i periodi di attività al tardo crepuscolo e alla notte.
Quando arriva l’autunno
Mentre, poi, per gli animali delle periferie urbane il numero totale di ore di attività è risultato piuttosto uniforme durante tutto l’arco dell’anno, per quelli di foresta si ha un picco di addirittura 17 ore su 24 in autunno. In questa stagione infatti c’è abbondante produzione di ghiande e gli animali devono prepararsi ai rigori invernali della Polonia orientale, aumentando il tempo dedicato all’ingestione di cibo. Nella fascia urbana periferica, grazie alla presenza tutto l’anno di molte e diverse fonti alimentari, non è necessario variare la lunghezza dei periodi di alimentazione.
I due protagonisti dello studio polacco, il cinghiale di città e quello di foresta, illustrano molto bene uno dei motivi del grande successo registrato da questa specie in questi ultimi decenni in tutta Europa. La grande flessibilità comportamentale del cinghiale, infatti, ha saputo ovviare alle differenze ambientali e alle diverse pressioni antropiche, contribuendo a garantire una presenza quasi uniforme in gran parte del continente europeo. Da qui la grande difficoltà per l’uomo di gestire e contenere questa specie.
La versione integrale dell’articolo è stata pubblicata su Caccia Magazine numero 3 2022. Non perdere le ultime notizie sulla caccia sul portale web di Caccia Magazine. Seguici anche sulla nostra pagina Facebook.