Ruger M77 Mark II Hawkeye

Ruger M77 Mark II

La carabina M77 di Ruger nella versione Mk II aggiunge nuovi contenuti a un progetto che non smette mai di stupire. Semplice ma ispirata a uno dei modelli iconici del XX secolo. Spartana ma costantemente arricchita di contenuti tecnologici.

A volte la storia prende direzioni inaspettate. Nel 1939 William Batterman Ruger, già appassionato tiratore e collezionista di armi, lasciato il college viene assunto dallo Springfiled Armory, l’arsenale americano. Ma il suo impiego non lo soddisfa appieno e, mentre lavora, progetta, sviluppa idee e, soprattutto, accumula conoscenze nella manifattura e nel disegno delle armi.

Tanto da aprire nel 1946 una propria azienda, la Ruger Corporation. Il progetto, e con esso l’idea imprenditoriale, fallisce due anni dopo.

Nel frattempo, però, Ruger ha sviluppato una pistola semiautomatica calibro .22 LR dalle caratteristiche molto interessanti, grazie alla quale riesce a convincere un altro giovane visionario, Alexander McCormick Sturm, a finanziare la sua idea con 50.000 dollari, costituire una piccola azienda con 6 operai e procedere a produzione e commercializzazione. È il 1949 quando la prima Ruger Standard lascia le linee produttive con un prezzo di listino di 37 dollari e 50 centesimi.

Morto il suo socio dopo soli due anni, Ruger non si perde d’animo. Da lì a poco vengono lanciati in sequenza la prima riedizione in .22 del modello 1873 SAA poi, in epoca di interesse crescente per le armi di stile western, numerose varianti di revolver a singola azione. La chiave del successo è la scelta di una metodologia produttiva abbastanza inusuale in questo settore: la fusione a cera persa. Un’intuizione che è rimasta peculiare dello stile Ruger e ha permesso al suo fondatore e alla fabbrica che porta il suo nome di realizzare una linea di armi molto completa e, soprattutto, di rispondere con una velocità impensabile per i suoi concorrenti alle suggestioni lanciate dal mercato.Ruger M77 Mark II

Meccanica europea in salsa Usa

Alla voce carabine, il catalogo include (tra altro) il Ruger American Rifle, introdotto pochi anni fa e già oggetto di una recensione su queste pagine, e un altro bolt action, lanciato nel 1968 con il nome di M77. Un’arma che si ispira pesantemente a un’icona del XX secolo, il Mauser M98, nel frattempo sottoposto a una serie di aggiornamenti a opera di Jim Sullivan, un armaiolo che rimase nella galassia del produttore solo per tre anni. Le modifiche riguardavano inizialmente il sistema di produzione (non più quello standard che prevedeva lavorazioni dal pieno da un blocco forgiato ma, appunto, la fusione) e la ridefinizione di alcuni dettagli dell’otturatore, che comunque manteneva le due alette del sistema Mauser, come l’estrattore.

Rinnovati erano pure il sistema di sicurezza a due posizioni e lo scatto. Nella sua vita operativa, il modello M77 ha subito una serie di modifiche; una minore, che riguarda il sistema di montaggio delle basi per l’ottica, e alcune più corpose nel 1991 che hanno portato alla definizione della versione contrassegnata dalla sigla Mark II. La nuova arma, attualmente in produzione e venduta come M77 Hawkeye, vanta un nuovo otturatore, una nuova sicura a 3 posizioni e un nuovo scatto, oggetto di una successiva ulteriore modifica. L’otturatore, ora aperto nella sezione superiore, permette l’alimentazione controllata; la sicura a 3 posizioni ne consente l’apertura anche in posizione di sicurezza; lo scatto non è più regolabile ma tarato in fabbrica su un peso dichiarato di 5 libbre.

Questi interventi hanno fatto sì che un’arma nel pieno della sua maturità si adeguasse alle esigenze di un’utenza sempre più esigente.

Migliorie sostanziali

La carabina che abbiamo testato presso la sede dell’importatore italiano – Bignami – è la M77 Mark II nella versione All Weather Synthetic che, rispetto alla versione standard della bolt di casa Ruger con calcio in legno, offre un allestimento ideale per l’impiego in condizioni critiche: i dettagli in acciaio inox e la calciatura in tecnopolimero ne fanno infatti uno strumento forse non bello da vedere – anche se non è certo da meno di tante altre declinazioni moderne in sintetico – ma perfettamente commisurato alla destinazione che gli è propria. L’otturatore che la equipaggia è quello di derivazione Mauser con due alette e unghia estrattrice lunga a lamina. Rispetto al disegno Mauser, il canale per l’espulsore risulta in posizione ribassata invece che sull’aletta sinistra. Il controlled feeding a lamina permette una spinta longitudinale simmetrica sul fondello, evitando così asimmetrie d’inserimento in camera. Il componente è realizzato in acciaio inossidabile e porta un manubrio che ne consente l’apertura mediante una rotazione di 90°. In prossimità della sua coda è disposto il comando della sicura; l’ampia leva che la equipaggia ne favorisce la rotazione in tutte le condizioni operative, anche con mano guantata. Lo sgancio dell’otturatore è reso possibile da una piastra laterale sollevabile posta sulla sinistra dell’azione. Molto interessante lo scatto, modificato rispetto all’originario sistema della Mark II: si chiama LC6 ed è costituito da 3 soli pezzi (molla, grilletto e tavola di scatto) che ne semplificano il funzionamento. L’esigenza di un nuovo scatto è stata sentita in anni recenti sulla spinta dei sistemi proposti dai produttori concorrenti, che sono riusciti a equipaggiare le proprie carabine di fascia più economica con un dispositivo molto più apprezzato che non gli scatti standard che costituivano la dotazione accettabile solo due decenni fa. Una miglior finitura delle superfici, la riduzione dei componenti e la presenza di angoli di contrasto più favorevoli hanno permesso di realizzare uno scatto di qualità molto elevata, anche se non registrabile. Con il suo LC6, Ruger si è messa in un colpo solo alla pari dei suoi concorrenti più agguerriti e ha eliminato uno dei motivi di critica alla sua carabina, che spesso veniva sottoposta a pesanti interventi di customizzazione dopo la vendita o alla completa sostituzione del componenti con uno dei tanti disponibili nel mercato dell’after market.

Nonostante che richieda uno sforzo dichiarato di circa 5 libbre (2.250 grammi), al nostro test ha spuntato un peso di circa 1.750 grammi. Sull’azione è ricavata una slitta da mezzo pollice con gli svasi tipici Ruger che hanno la funzione di garantire un accoppiamento particolarmente saldo tra il castello e le basi degli attacchi. A questo proposito, giova segnalare che gli attacchi del produttore sono costituiti da un insieme composto da una base e una metà anello superiore. Nella parte inferiore della base di ciascun anello c’è un rampone, collocato fuori dall’asse di simmetria rispetto alla parte anteriore e posteriore dell’anello. L’alimentazione è resa possibile da un serbatoio apribile all’interno del quale trovano alloggio 4 cartucce; il funzionamento è garantito da una molla a lamina a W che agisce sulla piastra elevatrice.

La canna, rotomartellata, non presenta mire metalliche ed è correttamente incassata alla volata. Sua peculiarità è il diametro estremamente ridotto (14 mm alla volata). Presenta una finitura opaca antiriflesso.

Per quanto riguarda la calciatura, il polimero prescelto garantisce al meglio il contenimento del peso e offre zigrinature abbondanti e molto ben realizzate nelle zone di presa. È nera, come siamo ormai abituati a vedere anche nel settore venatorio, e offre un calciolo in gomma morbida che aiuta a smaltire il rinculo nei calibri più corposi previsti per l’allestimento. Non ha la pretesa di essere free floating e infatti non lo è. La guardia e la sua porzione anteriore sono fissate all’azione mediante tre bulloni, con quello anteriore inclinato (caratteristica del modello sin dal suo apparire sul mercato). Una soluzione che garantisce un assemblaggio pressoché monolitico dei tre componenti azione-guardiacalciatura. Sulla coccia è presente il logo del produttore.

Meglio le palle pesanti

In poligono la nostra M77 Mark II ha fornito risultati inizialmente difficili da interpretare. Nonostante che il calibro impiegato (.243 Winchester) abbia la nomea di essere intrinsecamente molto preciso, abbiamo faticato a ottenere rosate accettabili. Un problema probabilmente dovuto alla necessità di un buon rodaggio della canna (le rosate sono andate effettivamente a restringersi nel corso della prova) e alla migrazione del punto d’impatto favorita da un difficile smaltimento del calore che una sezione tanto sottile del tubo ha manifestato. La prova a 100 metri ha iniziato a dare responsi interessanti solo a partire dal ventesimo colpo. Da questo punto in poi siamo riusciti a ottenere rosate nell’ordine del Moa con le cartucce Hornady Whitetail da 100 grani. Tutte le cariche di grammatura inferiore (Brenneke TOG da 96 grani e Hornady V-Max da 58 grani) così come il caricamento SF PowerShok di Federal – anch’esso da 100 grani – non hanno restituito risultati soddisfacenti.

Esiti che hanno confermato quanto sia importante la scelta della cartuccia giusta per ottenere il meglio dal proprio strumento. Nonostante la canna da 22” le velocità rilevate delle singole cariche sono risultate tutte inferiori a quelle dichiarate dai rispettivi produttori. I 23 millimetri del miglior gruppo ottenuto con le Whitetail sono comunque più che commisurati alla necessità. Per inciso, la miglior rosata ottenuta è stata l’ultima di una serie di 30 colpi, dimostrando quindi che un rodaggio prolungato può migliorare, e non di poco, quanto quest’arma può offrire al cacciatore. La M77 è prodotta in .204 Ruger, .22-250 R, .223 R, .25-06 R, 6,5 CM, .270 W, 7mm RM, 7mm 08 R, .30-06 S, .300 WM, .300 RCM, .308 W, .338 WM, .338 RCM ed è attualmente disponibile presso l’importatore italiano nei soli calibri .223 R, .243 W, .270 W con canna da 22” e .25-06 R, .300 WM, 7mm RM con canna da 24”.

Test

  • Ottica impiegata: Zeiss Terra 4-12×50
  • Peso di sgancio: 1.784 g

Condizioni del test

  • Meteo: nuvoloso
  • Altitudine: 250 m slm
  • Pressione atmosferica: 1.022 hPa
  • Temperatura:
  • Umidità relativa: 81%

Munizione 1

  • Produttore: Hornady
  • Modello: Whitetail
  • Palla: BTSP InterLock, 100 gr
  • V0 dichiarata: 902 m/s
  • V0 media rilevata2: 816 m/s
  • Deviazione standard: 6,56
  • Rosata4: 23 mm

Munizione 2

  • Produttore: Brenneke
  • Modello: TOG
  • Palla: TOG, 96 gr
  • V0 dichiarata: 940 m/s
  • V0 media rilevata: 866 m/s
  • Deviazione standard: 8,85
  • Rosata: 43 mm

Scheda tecnica M77 Mark II Hawkeye

  • Produttore: Ruger
  • Modello: M77 Mark II Hawkeye
  • Tipo: carabina bolt action
  • Calibro: .243 Winchester
  • Lunghezza canna: 560 mm (22”)
  • Lunghezza totale: 1.067 mm
  • Organi di mira: assenti, predisposizione per l’ottica
  • Caricatore: serbatoio da 4 colpi
  • Sicura: manuale a 3 posizioni
  • Materiali: lega leggera, acciaio, calcio sintetico
  • Finiture: azione spazzolata, parti metalliche satinate
  • Peso: 3.175 g
  • Prezzo: 1.140 euro
  • www.bignami.it / 0471 803000