La giunta propone di ridefinire le spese di Atc e Comprensori alpini lombardi intervenendo sulle quote di prevenzione e indennizzo danni da fauna.
La legge che dal 2017 regola le spese di Atc e Comprensori alpini lombardi ha avuto un effetto controintenzionale, perché anziché incoraggiarlo ha disincentivato il prelievo del cinghiale. È colpa del dispositivo che nelle zone in cui la caccia è consentita fissa al 30%, riducibile al 15% se per due anni di fila si raggiunge il 90% dei piani d’abbattimento, la quota di prevenzione e indennizzo a carico degli enti gestori; l’importo scende però al 10% nelle zone in cui la caccia non è consentita. La conseguenza è ovvia: tanti Atc e Comprensori alpini hanno preferito stare a guardare e pagare il minimo.
La giunta regionale prova ora a spezzare questo meccanismo con la proposta di legge 230/2022 (assestamento al bilancio 2022-2024) questa settimana in commissione; il consiglio dovrà decidere se intervenire sulla legge 19/2017 abrogando i commi 3 e 3 bis dell’articolo 5. Alla sua attenzione c’è anche il quarto comma dell’articolo 6 che regola gli incassi derivanti dalla cessione dei cinghiali abbattuti in controllo; se modificato, dove sono in vigore misure per contenere la peste suina africana consentirà di utilizzarli anche per rimborsare le spese di Atc e volontari.
Ma per quanto necessarie per Barbara Mazzali, consigliera regionale di Fratelli d’Italia, queste misure non bastano. È infatti necessario «introdurre un tetto massimo, collegato alle reali capacità economiche di Atc e Comprensori alpini, alle somme erogabili [per il] risarcimento dei danni da fauna selvatica». Altrimenti tanti comitati di gestione rischieranno ugualmente il default.
Non perdere le ultime notizie di caccia e i test di ottiche, armi e munizioni sul portale web di Caccia Magazine.