È apprezzabile il taglio con cui l’ultima edizione del Venerdì di Repubblica tratta la gestione del cinghiale in Italia.
Non ci sono solo le trasmissioni pregiudizialmente anticaccia, nell’informazione generalista si trovano anche articoli equilibrati e ben documentati: è il caso della cover story che l’ultimo Venerdì di Repubblica dedica alla gestione del cinghiale. Lo firma Riccardo Staglianò che oltre ai ricercatori dell’Ispra coinvolge Valerio Nicolucci e Christian Maffei, rispettivamente tecnico faunistico cacciatore e presidente nazionale dell’Arcicaccia.
Non che emergano valutazioni sconosciute ai cacciatori, ma non è a loro che l’articolo è diretto; rincuora dunque accorgersi che sul tema c’è chi diffonde informazioni corrette anche al di fuori dei canali specialistici.
Di Staglianò è apprezzabile l’approccio laico grazie al quale non si fa problemi a riportare il virgolettato di Maffei («Raffigurarci come [la causa] di tutti i problemi è una caricatura»), a segnalare che l’Ispra contesta l’ipotesi che destrutturando i branchi la caccia aumenti il tasso riproduttivo dei cinghiali e a ricordare che tra i problemi da risolvere c’è una filiera della carne ancora poco funzionale.
Al netto delle peste suina africana, l’articolo è utile anche a mettere a fuoco le strategie migliori per contenere la diffusione del cinghiale. Barbara Franzetti (Ispra) ribadisce che si può arrivare a una gestione efficace solo potenziando il controllo faunistico e autorizzando la caccia di selezione tutto l’anno; per farlo però bisogna che tutta la società condivida l’idea che il numero dei cinghiali in Italia va abbattuto.
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