Manca di visione strategica e può produrre conseguenze non volute: ecco perché l’Enpa definisce “un azzardo” il referendum sulla caccia.
Avrebbero dovuto essere ben valutate le conseguenze sia di un fallimento sia di una vittoria: è con questa motivazione che l’Enpa ribadisce la propria contrarietà al referendum sulla caccia per il quale si dice sia stato raccolto il mezzo milione di firme previsto dalla Costituzione. Per l’Enpa il comitato organizzatore non ha adeguatamente studiato il contesto sociopolitico né valutato la sostenibilità e i rischi di un referendum; in caso di abrogazione della legge quadro si lascerebbe infatti “un pericolosissimo vuoto”.
Oggi, ammette l’Enpa, “è irrealistico pensare che gli abbattimenti scompaiano”. La 157/92 (“una buona legge, che ogni anno toglie qualcosa al mondo venatorio” e “pone tanti paletti alle Regioni”) stabilisce dei vincoli: se abrogata, permetterebbe a Comuni e Regioni di “autorizzare abbattimenti liberi”. Inoltre “da quando i referendum sono stati depositati, i cacciatori si stanno ricompattando” e stanno facendo fronte con “agricoltori, armieri, certi ristoratori, macellatori, politici”. Ecco perché per l’Enpa il referendum sulla caccia è “un errore improponibile, un azzardo pericoloso”.
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