Calendario venatorio della Lombardia: il Tar ha deciso

Calendario venatorio della Lombardia: tortora su un ramo
© Martin Pelanek / shutterstock

Il Tar modifica il calendario venatorio della Lombardia: sospeso il prelievo di tre specie, anticipata la chiusura ad altre quattro.

Tortora, pavoncella, moretta, quaglia, cesena, tordo sassello, tordo bottaccio: sono sette le specie interessate dalla sentenza del Tar sul calendario venatorio della Lombardia. (In realtà se si guarda con occhio fine sono nove; ma la decisione sull’allodola, posticipo dell’apertura al 1° ottobre, non ha ormai impatti diretti sulla stagione; e sulla coturnice il Tar si limita a intimare alla giunta di adeguarsi ai piani nazionali di gestione).

E dunque in questa stagione i cacciatori lombardi non potranno cacciare né la tortora né la moretta (il suo stato di conservazione è sfavorevole, ed è possibile confonderla con la moretta tabaccata) né la pavoncella; il Tar anticipa poi la chiusura della caccia alla quaglia (31 ottobre) e a cesena, tordo bottaccio e tordo sassello (20 gennaio). Il motivo? La Regione non ha espresso i motivi per cui si è discostata dal parere Ispra.

Interessanti anche un paio di passaggi giuridici: per il Tar nessuna norma impone di contenere in un unico documento il calendario venatorio; e l’accoglimento parziale del ricorso impedisce di chiedere alla Consulta se sia incostituzionale la legge regionale 17/2004, quella che fissa i criteri generali del calendario non demandandoli a un atto amministrativo da rinnovare ogni anno.

La maggioranza di centrodestra in Regione ribolle. Per Barbara Mazzali, consigliera regionale di Fratelli d’Italia, «Palazzo Lombardia dovrebbe presentare le proprie scuse a ogni singolo cacciatore»; ora è necessario che i dirigenti della Regione lavorino a una nuova delibera che motivi adeguatamente le decisioni difformi dal parere Ispra. Altrimenti sarà necessario «andare a caccia nelle regioni limitrofe e in quelle governate dalla sinistra, come Emilia Romagna e Toscana, dove in campo venatorio tutto funziona meglio e i tecnici sanno fare il proprio lavoro».

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