Il referendum sulla caccia vuole abrogare una legge dedicata alla protezione della fauna selvatica. La cabina di regia del mondo venatorio evidenzia la contraddizione e si dice pronta a combattere.
Ispirato solo da motivazioni ideologiche e privo di qualsiasi fondamento tecnico-scientifico, il referendum sulla caccia è in realtà un attacco alla fauna. La legge su cui intende intervenire è infatti dedicata innanzitutto alla protezione della selvaggina, solo dopo al prelievo. Lo ribadisce la cabina di regia del mondo venatorio dopo la conferenza stampa del comitato Sì aboliamo la caccia. All’iniziativa, notano le associazioni venatorie, erano presenti solo politici del Movimento 5 Stelle anche se non, come in precedenza fatto filtrare, la sindaca di Roma Virginia Raggi. Assenti le altre forze politiche e anche associazioni ecologiste e animaliste.
La cabina di regia ricorda che la caccia ha un ruolo fondamentale nel mantenere la fauna selvatica in equilibrio con l’ecosistema e nel garantire la difesa della biodiversità e delle colture agricole. E poi il comparto “genera economia e occupazione e produce mezzo punto di pil”. Pertanto il Paese “non ha bisogno di iniziative di questo genere”; è invece necessaria “la concertazione tra mondi diversi (venatorio, ambientalista, agricolo) per la gestione del territorio e la tutela della fauna”.
Il mondo della caccia italiana fa dunque sapere che in caso di referendum – servono mezzo milione di firme e il via libera della Corte costituzionale – “agirà prendendo i provvedimenti dovuti, in linea con le azioni già intraprese in passato”.
Non perdere le ultime news sul mondo venatorio e i test di ottiche, armi e munizioni.