La commissione Agricoltura ha approvato una risoluzione che in uno dei ventuno punti impegna il governo a farsi carico di un ritocco alla legge sulla caccia.
Il governo dovrà ripensare la gestione faunistica e l’organizzazione dei censimenti, recepire la sentenza della Corte costituzionale sui soggetti coinvolgibili nelle operazioni di controllo, eventualmente farsi carico di una revisione della legge sulla caccia. Dovrà farlo perché lo impegna la commissione Agricoltura del Senato, che ha approvato senza voti contrari la risoluzione sui danni da fauna selvatica.
C’è bisogno «di un modello condiviso per il controllo delle specie particolarmente dannose» commenta il senatore Pd Mino Taricco. È infatti necessario «ridurre i danni e rendere la presenza di fauna selvatica sostenibile anche in territori meno antropizzati e più marginali».
Per la gestione del cinghiale servono sia forme di prevenzione efficace sia un piano straordinario di riequilibrio che garantisca la sostenibilità ambientale. È bene d’altra parte valutare se reintrodurre in natura il cinghiale maremmano, «più piccolo e meno prolifico». Nel caso lo si potrebbe fare servendosi degli esemplari che vivono a Castelporziano, a San Rossore e nel Parco del Circeo.
Il Senato impegna inoltre il governo a “rafforzare la tracciabilità della filiera venatoria”. In generale “va regolamentato il principio che, se non è direttamente consumata dal cacciatore ma in qualsiasi altro modo commercializzata e immessa al consumo, [la carne] di tutti gli animali, specie degli ungulati, deve essere tracciata e passare per i centri di raccolta autorizzati”. (E proprio all’autoconsumo sarà dedicato l’articolo che aprirà Caccia Magazine agosto 2021, in edicola da metà luglio).
Un impegno in ventuno punti
Nel dettaglio, la risoluzione impegna il governo a:
- affrontare e risolvere definitivamente lo squilibrio della fauna selvatica riducendo i conflitti con le attività antropiche e salvaguardando la biodiversità;
- attivare una cabina di regia (governo, Regioni, associazioni di categoria comprese quelle venatorie) che definisca gli interventi normativi necessari;
- valorizzare gli istituti regionali per la fauna selvatica;
- istituire una banca dati nazionale sulla presenza della fauna selvatica;
- semplificare le procedure di gestione faunistica e sostituire gli Atc con Ambiti territoriali di gestione faunistica e venatoria;
- favorire la coesistenza tra agricoltura, protezione ambientale e incremento della biodiversità;
- armonizzare e coordinare gli interventi sul cinghiale nelle aree protette e nelle aree contigue;
- controllare che i pareri di Ispra si basino su dati costantemente aggiornati;
- risolvere le procedure d’infrazione comunitarie;
- ripensare la gestione del controllo faunistico, coinvolgendo nelle operazioni gli Atc e i cacciatori abilitati;
- definire un sistema nazionale per la gestione dei risarcimenti danni
- semplificando inoltre le procedure;
- snellire l’iter per il rimborso delle spese per i sistemi di prevenzione;
- rafforzare la tracciabilità della filiera venatoria;
- predisporre un piano di controllo per le specie aliene;
- attuare il nuovo piano di conservazione e gestione del lupo;
- ripensare l’approccio alla gestione del cinghiale;
- colmare i vuoti legislativi emanando i decreti rimasti in sospeso;
- rivedere la legge quadro sulla caccia per meglio definire il rapporto tra gestione della fauna e compatibilità con le attività antropiche;
- scorporare i risarcimenti dalla quota massima di aiuti che si possono concedere alle aziende agricole;
- evitare infine le alterazioni all’ecosistema, gli squilibri tra le specie, il danneggiamento di beni protetti.
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