Nuovo confronto tra braccata e caccia di selezione: l’Urca di Pesaro e Urbino risponde ai cinghialai che chiedono la gestione esclusiva.
“Dal contesto nazionale non è possibile determinare in via assoluta quale tecnica, se la braccata o la caccia di selezione, sia può efficace: ecco perché sarebbe utile l’applicazione sinergica di tutte le forme”, tanto più che la selezione è particolarmente utile all’economia agricola perché esercitabile tutto l’anno. L’Urca di Pesaro e Urbino risponde così alla lettera di otto capisquadra che contestano la gestione della zona adiacente alla Riserva del Furlo.
Nell’ultima annata, si legge nel documento inviato dai cinghialai alle istituzioni e alle associazioni venatorie, i prelievi in braccata si sono ridotti del 35% rispetto alla media degli ultimi dieci anni. Questo perché i piani di prelievo selettivo si basano su censimenti passati, che non tengono conto della predazione del lupo. La soluzione proposta? Ritoccare i piani per difetto e delegare la gestione esclusiva del cinghiale alle squadre e ai soli selettori iscritti.
“La fauna non può e non deve appartenere solamente a qualcuno” risponde l’Urca. Nel momento in cui pagano la tassa di concessione, i cacciatori di selezione hanno gli stessi diritti dei cinghialai. Peraltro il 90% dei cinghiali prelevati nelle Marche viene abbattuto in braccata; selezione (6,5%) e girata (3,5%) si dividono il restante 10%. Se la contrazione dei prelievi è effettiva, non ha senso essere dispiaciuti: “la diminuzione del numero dei cinghiali è un obiettivo da perseguire, non da contrastare”. E visto che gli interventi di contenimento sono doverosi, Urca si augura che si prosegua su questa strada.
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