Face ha analizzato il report europeo sullo stato della natura scoprendo quale sia realmente l’impatto negativo della caccia sulla conservazione e la biodiversità.
Vale appena lo 0,66%: in Europa l’impatto negativo della caccia sulla conservazione dell’ambiente e la biodiversità è inferiore al punto percentuale. Lo si apprende dall’analisi di Face che ha voluto approfondire quanto diffuso dal report ufficiale sullo stato della natura. In un primo momento la caccia era stata infatti classificata insieme alle attività non agricole basate, capiamoci, sullo sfruttamento delle risorse viventi; e questa categoria è responsabile della pressione sulla natura per il 7,2%.
Ma se si scompongono i dati, come ha fatto Face, la situazione cambia: la caccia incide pochissimo, di fatto scivola in fondo alla graduatoria sotto gli eventi geologici e le catastrofi naturali (0,9%). Al vertice c’è l’agricoltura (21,4%), seguita da sviluppo economico (12,9%) e silvicoltura (10,8%). Il cambiamento climatico incide per il 3,7%.
Su 5.596 report raccolti all’interno dell’Unione europea, solo tre (0,05%) segnalano un impatto negativo della caccia sulla conservazione degli habitat. Si sale di poco (0,17%) se si considerano le specie animali a esclusione degli uccelli. È proprio sugli uccelli che la caccia è responsabile di una pressione leggermente maggiore (2,58%); si sale fino al 6,67% se si prendono in esame solo quelli cacciabili. La situazione comunque è chiara: i numeri si rivelano ridottissimi rispetto al racconto prevalente.
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