Cinque deputati del Movimento 5 Stelle hanno firmato un’interrogazione con la quale chiedono al governo Meloni di vietare la commercializzazione della carne di selvaggina abbattuta con munizioni in piombo.
Considerate le notizie che arrivano da Bruxelles, è facile pronosticare che nei prossimi mesi di piombo si parlerà molto: il Movimento 5 Stelle prova a infilarsi nel varco aperto dalla bozza di regolamento europeo, e punta a vietare la commercializzazione della carne di selvaggina abbattuta con le munizioni tradizionali, «ormai diffusa nelle catene di ristorazione e nelle sagre di paese».
È questo l’oggetto dell’interrogazione 4-04442 che cinque deputati (alla firma di Alessandro Caramiello, capogruppo in commissione Agricoltura, seguono quelle dell’ex ministro Sergio Costa, di Ilaria Fontana, di Carmen Di Lauro e di Susanna Cherchi; a loro si deve anche la richiesta di eliminare ventuno specie dall’elenco di quelle cacciabili) hanno rivolto al governo Meloni.
L’obiettivo finale è più ampio: «vietare in tempi certi l’uso di munizioni in piombo su tutto il territorio nazionale, sia per la caccia sia per il controllo faunistico»; per il Movimento 5 Stelle infatti «attualmente per la popolazione italiana, che ha scarsa percezione dei rischi sanitari, la carne di selvaggina è la principale fonte di esposizione» al piombo, che peraltro «determina anche la morte di un numero rilevante di uccelli, sia granivori, che ingeriscono i pallini caduti sul terreno, sia [rapaci], che consumano carni di animali colpiti dai cacciatori».
Rispondere, in forma scritta, spetta ai vertici del ministero dell’Ambiente, interpellato insieme ai ministeri dell’Agricoltura e della Salute, e alla stessa presidente del consiglio.
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